Bruxelles – Le migrazioni nette dall’Unione europea verso la Gran Bretagna sono scese al livello più basso degli ultimi sei anni. Esattamente il contrario di quanto è accaduto per il numero di cittadini non comunitari migrati oltre Manica, che tocca la punta più alta da dieci anni a questa parte (248.000 migranti in più). Così si legge sui dati, resi noti dall’Office for National Statistics (Ons) e risalenti al giugno 2018, quando le migrazioni Ue nette erano 74.000: il livello più basso dal settembre 2012, quando si attestavano a 65.000.
È evidente il nesso tra il dato e la consultazione popolare sulla Brexit, che ha certamente influito negativamente sul numero di europei rimasti in territorio britannico. “I migranti dell’Unione europea hanno lasciato la Gran Bretagna in numero più consistente dopo il referendum rispetto a quanto non avvenisse prima”, ha constatato sul Guardian Madeleine Sumption, direttrice dell’Osservatorio sulle migrazioni dell’Università di Oxford, aggiungendo che “il valore più basso della sterlina sembra aver reso la Uk un luogo meno ‘attraente’ in cui vivere, rendendo i Paesi membri d’origine migliori dal punto di vista delle condizioni economiche e lavorative”.
D’altronde, come già detto, a fronte di tale diminuzione c’è anche il netto aumento di migranti non comunitari. La parlamentare laburista Diane Abbott, in proposito, ha sottolineato come i dati rafforzino l’opinione che “l’obiettivo della diminuzione di migrazioni nette che vorrebbe il governo è sciocco e senza senso”, in quanto non è stato mai raggiunto il target giudicato auspicabile, dato il citato ‘rimpiazzo’ di migrazioni da comunitarie a non comunitarie.