Bruxelles – I neri nell’Unione europea incontrano difficoltà inaccettabili anche nel trovare semplicemente un posto dove vivere o ottenere un lavoro dignitoso a causa del colore della pelle. Lo conferma un sondaggio dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (Fra), condotto sia tra migranti di prima generazione sia tra cittadini residenti negli Stati dell’Ue discendenti da migranti , dal quale emerge che anche le molestie a sfondo razziale rimangono “troppo comuni”.
“Nel 21° secolo, non ci sono scuse per la discriminazione razziale. Eppure i neri nell’Ue oggi sono ancora vittime di livelli diffusi e inaccettabili di discriminazione e molestie semplicemente per il loro colore della pelle”, spiega il direttore di Fra, Michael O’Flaherty. “E’ un fenomeno che dobbiamo eliminare una volta per tutte – aggiunge -. Per questo, gli Stati membri hanno bisogno di politiche e leggi efficaci e mirate per garantire che le persone di colore siano pienamente incluse nella nostra società”.
Il rapporto “Being Black in the Eu” rivela le molte sfide che devono affrontare le persone di colore.
Ad esempio le molestie razziali: il 30% degli intervistati afferma di esserne stato vittima negli ultimi cinque anni; il 5% è stato attaccato fisicamente. Gli Stati membri, sostiene Fra, “dovrebbero compiere maggiori sforzi per sostenere meglio le vittime del razzismo e perseguire adeguatamente i responsabili”.
Oltre alle violenze, anche la discriminazione razziale rimane un fenomeno grave. Circa un quarto delle persone di colore ha subito discriminazioni razziali al lavoro o cercando un lavoro. I giovani neri sono particolarmente vulnerabili; in alcuni paesi, fino al 76% non sono né nel mondo del lavoro, ne nell’istruzione o formazione rispetto all’8% della popolazione generale. “Gli Stati membri – raccomanda la Fra – dovrebbero quindi sviluppare misure mirate per contrastare questa discriminazione, con controlli sulla diversità nei luoghi di lavoro e unità di reclutamento del settore pubblico tra le persone di colore”.
L’alloggio è un altro problema: il 14% degli intervistati afferma che i privati non gli affittano i loro beni. E questo è un problema anche perché solo il 15% delle persone nere ha alloggi di proprietà, rispetto al 70% della popolazione generale dell’Ue. Inoltre, il 45% vive in alloggi sovraffollati rispetto al 17% della popolazione generale, evidenziando la necessità per gli Stati membri di migliorare la qualità degli alloggi e di sradicare l’esclusione.
Anche il profilo discriminatorio degli arresti di polizia è un problema: il 24% degli intervistati è stato fermato dalle forze dell’ordine negli ultimi cinque anni. Tra quelli fermati, il 41% ha ritenuto che la decisione costituisse una profilazione razziale, il che, sottolinea la Fra, “mina la fiducia nelle forze di polizia e nelle relazioni con la comunità”. Per contrastare questi eventi, sostiene l’Agenzia, “gli Stati membri dovrebbero sviluppare orientamenti specifici e pratici per i funzionari di polizia in modo che possano evitare la profilazione illecita”. Per sostenere questo lavoro la Fra pubblicherà una guida su come evitare la profilazione illecita il 5 dicembre.
L’eurodeputata del Pd Cécile Kyenge, che ha ospitato oggi la presentazione del rapporto al Parlamento europeo, ha sottolineato che “si tratta di una piaga che va combattuta e debellata. Non è solo una lotta contro la violenza fisica o verbale, ma anche una battaglia per garantire uguali opportunità”. Secondo Kyenge “la discriminazione include l’accesso alla casa, l’istruzione, la sanità, l’accesso al lavoro, l’umiliazione in luoghi pubblici, l’esclusione sociale. Senza dimenticare un altro punto importante sul tema: troppo spesso si verificano casi di fermi di polizia per l’etnia e la nazionalità definiti come Ethnic Profiling”.
Il rapporto esamina le esperienze di circa 6.000 persone nere in 12 Stati membri dell’Ue, ed è parte del secondo sondaggio dell’Agenzia sulle minoranze e le discriminazioni nel suo territorio. Un lavoro che complessivamente ha raccolto informazioni da oltre 25.500 persone con un background di immigrati o di minoranze etniche, tra cui rom e russi, in tutti i 28 Stati membri dell’Ue.