Roma – Trovare il modo. L’imperativo del governo italiano è quello di cambiare la manovra senza cambiarla, rassicurare l’Europa senza perdere la faccia dopo mesi di contrapposizioni, ammainare (almeno per qualche tempo) le bandiere del reddito di cittadinanza e della quota 100 senza indispettire gli elettori con le Europee alle viste.
Trovare il modo di rompere, quindi, ma senza spaccare. Ancora oggi il ministro dell’Interno e vicepremier e segretario politico della Lega Matteo Salvini rispedisce al mittente ogni ipotesi di modifiche delle cifre dei saldi contenuti nella manovra. Eppure, quel suo ‘non ci impicchiamo ai decimali’ la dice lunga sull’atteggiamento che si sta facendo largo nell’Esecutivo. Un ripensamento forse è dire troppo, un’inversione a U è certamente esagerata ma una riflessione su numeri, cifre e saldi il governo Conte l’ha iniziata.
E non è un caso se prima della cena tra il presidente del Consiglio Conte e quello della Commissione Juncker un invito accorato ad ammorbidire la linea con Bruxelles, a trovare il dialogo nell’unico interesse dell’Italia e della sua economia, sia arrivato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ha ricevuto riservatamente al Colle lo stesso Conte, i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i ministri dell’Economia e degli Esteri Giovanni Tria e Enzo Moavero Milanesi. Un gran consulto – svoltosi nella massima riservatezza, nel bene dell’Italia e che sembra che abbia sortito l’effetto sperato: i toni verso Bruxelles si sono distesi e appunto una riflessione approfondita sulla manovra è partita. Fatti che certamente sono stati accolti positivamente dal presidente della Repubblica. Mattarella ha sempre chiesto di non interrompere il dialogo con l’Unione europea senza lesinare i propri sforzi: continue sono infatti anche le telefonate che partono dal governo verso il Colle più alto.
Per ora il più risoluto e ostile alla ‘riflessione’ sui conti è proprio Matteo Salvini che afferma: non ci sarà nessun nuovo documento che il governo invierà alla Ue sulla manovra: “Ci sarà – dice – una manovra che spetta al Parlamento approvare e sarebbe quantomeno ingeneroso che qualcuno dall’Europa prendesse provvedimenti sanzionatori prima ancora che la manovra esista. Non siamo una monarchia, ma una Repubblica parlamentare, ci sono centinaia di proposte di parlamentari e finché non passa dal Parlamento la manovra non esiste”.
Esiste invece il lavoro preparatorio che la commissione ha messo in campo per valutare la manovra italiana. Bruxelles ha cominciato a passare sotto la lente d’ingrandimento il testo presentato da Conte a Juncker e pur continuando a benedire il dialogo è lo stesso Pier Moscovici, commissario agli Affari economici, a far capire l’aria che tira. La procedura d’infrazione contro l’Italia? “Allo stato attuale, per quanto riguarda il debito, sarebbe necessaria…”. Ma “non siamo ancora a questo punto”, il dialogo con le autorità italiane “continuerà” fino all’ultimo. Moscovici ha quindi ricordato che gli Stati membri hanno ora una settimana “per decidere se avviare o meno” le raccomandazioni dell’esecutivo Ue sulla manovra italiana, anche se “non ho dubbi sul fatto che la confermerebbero”.
I giorni passano e bisognerà trovare un modo per modificare senza cambiare auspicando che il monito di ieri di Mario Draghi (“L’Italia deve ridurre il debito”) trovi orecchie attente a Roma.