Bruxelles – La revoca unilaterale della notifica di recesso dall’Unione europea da parte della Gran Bretagna deve essere un’opzione possibile, secondo qualcuno. Quel qualcuno stamani è stato ascoltato alla Corte di giustizia europea alla prima udienza del procedimento che deciderà, entro un paio di mesi, sulla questione.
Quella di stamani era un’udienza che non avrebbe certo voluto il ministero Uk per l’uscita dall’Ue (Department for exiting the European Union), il quale vi si era opposto con fermezza quando la Corte scozzese – dopo il ricorso di un gruppo di politici e attivisti anti-Brexit tra cui i parlamentari Verdi Andy Wightman e Ross Greer e gli europarlamentari laburisti David Martin e Catherine Stihler (S&d), oltre all’eurodeputato scozzese Alyn Smith (Verdi) – aveva chiesto “Se, quando e come la notifica può essere revocata unilateralmente”. In altre parole, senza bisogno dell’ok da parte dei 27, chiarendo se si possa ‘tornare indietro’ prima della scadenza dei due anni con l’eventuale possibilità di permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea.
Il nodo della questione sta tutto nell’articolo 50 e nell’interpretazione che se ne dà. I ricorrenti scozzesi, in particolare, avevano posto una questione pregiudiziale alla Corte Ue in merito. Si chiedeva appunto se la legge europea consentisse, a seguito della notifica al Consiglio europeo dell’intenzione di recedere dall’Unione europea (in base all’art. 50), di ritirare la stessa notifica da parte dello stesso Stato che l’aveva presentata e a quali condizioni.
La domanda posta ha implicazioni importanti. “It’s a mess”, non è la prima volta che lo diciamo in merito alla Brexit, e questo ha un motivo univoco: è la prima volta che ci troviamo a parlare di recesso di uno Stato membro dall’Unione. E a come stanno andando le cose, sembra davvero che questa ‘prima volta’ non se la augurasse nessuno.
La questione sulla possibilità o meno di revoca unilaterale della notifica è più di una semplice curiosità accademica di alcuni giuristi. Così la pensava il Governo britannico, affermando che i ministri non hanno alcuna intenzione di revocare la Brexit. La premier Theresa May ha tra l’altro escluso categoricamente l’ipotesi di un nuovo referendum sull’uscita. Ma a questo punto, l’evenienza di fare retromarcia non è più neanche da considerare un’ipotesi remota.
La risposta che riceverà il quesito, casomai, è essenziale per capire se possiamo aggiungere o meno una carta al mazzo degli scenari possibili. Lo abbiamo ripetuto più volte, il 29 marzo è alle porte e ancora nessuno ha ben capito cosa accadrà da qui ad allora. Se la Corte di giustizia ritenesse che sì, è possibile la revoca senza il consenso dei 27, allora significherebbe che oltre a poter scegliere tra l’accordo disponibile (che fa storcere il naso a molti oltre Manica) e un non accordo (e in questo caso la stortura di naso è eufemistica anche nel resto del Continente), si potrebbe optare per una no-Brexit.
Più scelte, più dubbi: la ‘terza via’ entusiasma poco coloro, nel Governo Uk (May in primis), che sperano che le due alternative già disponibili siano sufficienti, anzi auspicabili per convincere a votare l’accordo, già sul tavolo, da parte del Parlamento britannico, pur di evitare il ben peggiore scenario della mancata intesa.
Se invece la no-Brexit divenisse una reale opzione, non sarebbe un semplice “Ci siamo sbagliati, vogliamo rimanere nell’Unione” a risolvere il già citato “mess”. A quel punto, l’intesa di principio e la dichiarazione politica firmate domenica scorsa al vertice europeo sulla Brexit potrebbero potenzialmente finire nel cestino, con buona pace del capo negoziatore europeo Michel Barnier e del suo staff. E a quel punto, potrebbero essere chiamate elezioni anticipate in Gran Bretagna a cui dovrebbe seguire la richiesta (con un radicale cambio di politica), da parte dei laburisti quali eventuali vincitori nella competizione elettorale, di un secondo referendum sulla Brexit, per avere una legittimazione popolare in merito alla decisione da prendere. Nel caso in cui vinca il “remain”, allora si potrebbe davvero parlare di una possibile no-Brexit. In caso contrario, si torna eventualmente al bivio deal-no deal.
In tutto questo, prima di aspettare cosa ha da dire la Corte di giustizia europea in merito, la prossima attesissima puntata della vicenda è l’11 dicembre, quando il Parlamento Uk dirà la sua sull’accordo e la dichiarazione, approvati a Bruxelles lo scorso 25 novembre.
E intanto il governo pubblica un breve video nel quale si spiega e si magnificano i vantaggi della separazione dall’Ue. Da notare che quando si parla di un “futuro radioso” per il Regno unito le immagini diventano sfocate…
The Brexit deal explained. #BackTheBrexitDeal pic.twitter.com/RfU6A1SDRe
— UK Prime Minister (@10DowningStreet) November 23, 2018