Roma – Rigore di bilancio. No, misure di stimolo. Su economia e crescita le posizioni del governo del cambiamento e quella dei partner non cambiano. E’ un scontro ideologico, quello che contrappone il vicepresidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo, e il direttore del Centre for European Policy Studies (Ceps), Daniel Gros, alla tavola rotonda sul futuro dell’Europa organizzata nell’ambito di How can we govern Europe?, la due giorni sull’Unione europea promossa per il quinti anno consecutivo da Eunews.
Castaldo difenda la manovra, quella bocciata due volte dall’Europa. “Noi siamo convinti che non ci possa essere stabilità fiscale senza stabilità sociale. Questo è il nostro assunto di base”. Una visione diametralmente opposta a quella del direttore del think-tank europeo. “La filosofia di base è il contrario: non si può raggiungere stabilità sociale se prima non si è raggiunta una stabilità fiscale. Non si può avere crescita e occupazione durature, e competitività continuata senza i conti in ordine”. Il muro contro muro avuto fin qui oggi non cede, anzi si cementifica ancora di più.
Gros, difensore delle politiche di bilancio che l’Europa ha voluto fin qui attente all’ordine contabile, mette in guardia: aumentare la spesa e non mettere mano al debito può portare fuori strada. Va bene il reddito di cittadinanza, però “la giustizia sociale richiede che si spenda di più”. Per cui “se questa spesa non gode di adeguati finanziamenti, l’economia ne risente”. Per Gros si rischia un avvitamento su sé stessi in una spirale pericolosa. “Quando gli investitori vedono che il governo non riducono deficit e debito, non investono più. Siamo disposti a fare sacrifici per cambiare questa situazione?”
Castaldo non ha bisogno di offrire risposte. Queste sono là, nei dati che offre alla platea. “Se le nostre politiche economiche sono considerate ‘temerarie’, come mai sotto il governo Monti e quelli successivi il rapporto debito/Pil è cresciuto dal 116% al 131%?” Evidentemente, questo l’assunto del vicepresidente del Parlamento Ue, le risposte offerte a livello europeo non sono la cura migliore per la malattia. Lo dimostra il fatto che “il debito non è esploso solo in Italia, ma anche altrove, come Francia o Spagna”, denuncia ancora Castaldo, sicuro che “i problemi non sono solo nazionali”, ma pure molto europei. Quelle di maggio diventano perciò “elezioni europee quanto mai decisive, che vedranno contrapposte le diverse scuole di pensiero sull’Europa”. Un’eventuale affermazione di idee non tradizionali potrebbero ridefinire tutto, regole economiche incluse.
Il problema è che l’Italia potrebbe non avere tempo fino a fine maggio. L’Italia sconta crisi di fiducia generali, anche e soprattutto italiane. L’asta dei titoli sovrani non è andata bene: di 7,5 miliardi di bond ne sono stati comprati 2,1 miliardi. “Il governo italiano ha tutto il tempo che vuole per convincere i risparmiatori italiani ad affidargli i soldi e finanziare lo Stato italiano”. Per fare quest’ultima cosa, avverte Gros, “il tempo stringe”.
Che fare, allora? Come uscire? L?italia ha il governo che ha per via di un programma che ha fatto presa sui cittadini-elettori. “Democrazia non vuol dire che chi ottiene più voti ha ragione a prescindere, ma semplicemente che ha il diritto di dimostrare che potrebbe averla”, sottolinea Castaldo. “Impedire al governo di dimostrare la validità delle sue idee significa invalidare il voto degli Italiani. Allora che cosa andiamo a votare a fare? Un voto popolare così forte netto per i partiti oggi al governo non può essere ignorato”.