Roma – Metti un pomeriggio due esponenti della maggioranza e due dell’opposizione a ragionare di Europa (quella che c’è e quella che verrà) e la divisione della politica italiana verso Bruxelles si presenterà puntuale e plasticamente rappresentata.
Attorno al tavolo di Eunews, il grillino Sergio Battelli, presidente della commissione Politiche europee della Camera, ricorda, per spiegare alla platea, la Gran Bretagna della Brexit, quella con i capelli bianchi “che ha votato per lasciare l’Unione” e quella dei più giovani convintamente ‘remain’. Ma parlare d’Europa, il giorno dopo lo schiaffone di Bruxelles che ha di fatto gettato nel cestino la manovra del governo Conte, significa anche ragionare dei rapporti (quelli attuali e quelli futuri) tra Roma e Bruxelles. “Io difendo il mio governo – ammette con onestà Battelli che di sicuro non simpatizza né per Juncker, né per Moscovici – ma anche quell’Europa che offre tantissime opportunità per i giovani. Certo è che la Gran Bretagna non aveva tutti i vincoli che ha l’Italia…”.
“Non serve ingaggiare lotte con la Unione europea ma cambiarla per renderla più efficace come dice il presidente Tajani”, replica Stefania Craxi (FI). La parlamentare di Forza Italia si intravede anche il rischio che lo scontro tra un “governo sciagurato” e la Ue sia fine a sé stesso. “La sfida non porta a nulla, isola il Paese e danneggia i mercati, che non sono la Spectre ma formati anche da tanti piccoli risparmiatori che per comprare devono avere fiducia”.
Lo scontro tra Roma e Bruxelles è addirittura “un patrimonio” per Anna Cinzia Bonfrisco, ora eletta al Senato nella Lega. “Io condivido l’impostazione del mio Governo perché l’Europa che ci siamo trovati davanti è più un soggetto regolatorio che un animale politico”. Per privilegiare la grande finanza, accusa Bonfrisco, sono stati colpiti alcuni Paesi e altri no.
Anche il vicepresidente del Parlamento europeo, David Sassoli intravede i rischi di uno scontro fratricida con Bruxelles, usata spesso “come capro espiatorio”. “Lo spread non viene manovrato dalla Commissione ma certo mi auguro che non ci sia la procedura d’infrazione”.
Più istituzionale la disamina di Nathalie Tocci, direttrice dello IAI – Istituto Affari Internazionali che non entra nel dibattito politico e si limita a far notare che “il nodo non sono le riforme istituzionali, non sarà quella la chiave per colmare il deficit democratico europeo”.