Bruxelles – Diritti dei cittadini, frontiera irlandese, impegni finanziari. Nell’intricata vicenda Brexit tutti si erano concentrati sui temi che, comprensibilmente, erano stati ritenuti più spinosi e per questo più meritevoli di attenzioni e sforzi negoziali. Ma Gibilterra è sempre stata trascurata, nella generale convinzione che la rocca non fosse un punto così dirimente della questione. Il fatto che la soluzione di ogni tipo di controversia sia stata fin dall’inizio lasciata ad accordi bilaterali tra Londra e Madrid da una parte ha sollevato l’Ue da onerosi incarichi negoziali, ma ha aperto dall’altra la strada alla nuova crisi nelle trattative per l’addio britannico dall’Unione europea.
La Spagna pone condizioni, e mette ulteriori pressioni su un governo britannico già in crisi di identità – l’ennesima, da quando è partita la procedura di uscita – profonda. Il governo di Madrid vuole essere certo che ogni futura relazione tra Ue e Regno Unito non si applicherà a Gibilterra in maniera automatica, ma solo dopo il consenso spagnolo. Inoltre l’esecutivo di Pedro Sanchez non vuole che il periodo di transizione che l’Ue è pronta a riconoscere ai britannici prima dell’effettiva uscita in tutto e per tutto dal club a dodici stelle, si applichi a Gibilterra.
Anche se gli elettori di Gibilterra hanno votato al referendum sulla Brexit assieme a quelli di Gran Bretagna e Ulster, adesso la Spagna vuole ‘smembrare’ il territorio, e far diventare Gibilterra ‘territorio a sè’ nel discorso sulle future relazioni. L’assunto è il seguente: visto che è stato stabilito che sulla rocca tutto dovrà essere disciplinato da accordi bilaterali, i futuri colloqui tra Londra e Bruxelles non dovranno riguardare l’extra-territorialità britannica al centro di dispute secolari con la Spagna. “Se le cose restano così come sono e non ci sono cambiamenti su Gibilterra, la Spagna voterà ‘no’ all’accordo sulla Brexit”, minaccia il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez.
L’articolo 184 del progetto di accordo sulla Brexit afferma che Ue e il Regno Unito cercheranno di “negoziare rapidamente gli accordi che regolano le loro relazioni future”. Una formulazione troppo ambigua secondo Madrid, che cerca di rimettere le mani sul territorio di cui ha ceduto proprietà (ma non sovranità) nel 1713, e oggetto di dispute più ‘moderne’ per via dell’aeroporto che sarebbe stato ampliato sconfinando in territorio spagnolo.
Da Downing street un portavoce delle premier britannica ha fatto sapere che Theresa May “non escluderà escluderà Gibilterra né altro territorio d’oltre mare o alcuna dipendenza della Corona dai negoziati sulle relazioni future” con l’Europa continentale. Non proprio un bel segnale, a pochi giorni da un vertice dei leader che dovrebbe registrare una svolta nei negoziati sulla Brexit.
Secondo fonti vicine al negoziato una soluzione potrebbe però essere trovata già entro domani, all’interno della “Dichiarazione politica” sui rapporti tra Ue e Uk dopo la Brexit, alla quale stanno lavorando in queste ore i diplomatici europei e britannici.