Bruxelles – Il capo militare libico Khalifa Haftar, la cui presenza in Sicilia era stata messa in dubbio fino all’ultimo momento, alla fine è arrivato. Ma non per partecipare alla conferenza sulla Libia.
Il premier Giuseppe Conte, stamani, ha riunito in un mini-vertice il generale e il suo rivale libico, il capo del governo di unità nazionale Fayez al Serraj. I due si sono stretti la mano e baciati nel corso dell’incontro a Palermo a margine della conferenza. Poi, la precisazione di Haftar.
“La mia presenza è limitata agli incontri con i ministri dell’Europa, poi riparto immediatamente”, ha dichiarato il generale in un’intervista a un giornale libico, affermando che non parteciperebbe alla conferenza “neanche se durasse cento anni”. Stessa cosa si legge in un tweet dell’esercito nazionale libico di Haftar.
https://twitter.com/LNASpox/status/1062232344373985282
Conte aveva già sottolineato che la conferenza non avrebbe portato soluzioni miracolistiche, rivolgendosi ai capi delle delegazioni presenti a Palermo ieri sera. Ma allo stesso tempo si è detto “convinto” dei “segnali estremamente positivi” e ha parlato di “risultati già raggiunti”.
“La scelta di Palermo per ospitare il vertice sulla Libia non è casuale. Il governo Conte comprende e rilancia la centralità della Sicilia come luogo cardine e strategico per il futuro dell’area mediterranea”, ha affermato l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao, aggiungendo che “chi solleva polemiche sulla mancata presenza di alcuni leader evidentemente capisce davvero poco di politica internazionale e nel goffo tentativo di screditare il governo italiano, scredita solo se stesso. Auguro al presidente Conte e ai leader presenti, un buon lavoro”, ha concluso il pentastellato.
Sul Guardian ieri Nancy Porsia, ricercatrice esperta di Libia, ha dichiarato invece che “la conferenza in Libia sembra essere troppo vaga”, aggiungendo che è “difficile immaginare che il nuovo governo a Roma abbia l’autorità necessaria per riuscire a guadagnare un ruolo di guida” nel paese nordafricano, a discapito della Francia.
La due-giorni palermitana, d’altronde, sembra rappresentare la volontà italiana di riguadagnare punti in merito al suo ruolo diplomatico in Libia nei confronti del presidente francese Emmanuel Macron, il quale lo scorso maggio aveva organizzato un vertice a cui parteciparono al Serraj e Haftar, e nell’occasione del quale fu stabilito di tenere le prossime elezioni libiche il 10 dicembre. Decisione da cui, di fatto, l’Italia fu esclusa.
Di fatto è presto per dire se la conferenza porterà a qualche risultato importante. Sicuramente, il modo in cui Haftar ha presenziato a Palermo è simbolo della complessità della situazione e della difficoltà di dialogo tra i leader libici. La scelta di farsi vivo è dettata probabilmente dalla volontà di non tagliare i rapporti con l’Italia, partecipando però al meeting solo in modo marginale, a sottolineare la contrarietà verso un evento voluto da un paese che appoggia al Serraj.
Una nota positiva sembra provenire però da Haftar, stando a quanto riferisce il portavoce di Conte, Rocco Casalino. Il generale, riferendosi a al Sarraj, ha precisato infatti che “non si cambia il cavallo in mezzo al guado”.