AGGIORNAMENTO
In serata il generale Haftar è arrivato a Palermo.
Bruxelles – Si apre oggi la conferenza sulla Libia a Palermo, con qualche incertezza sulla sua reale efficacia. A quanto si legge su Ansa mancherebbe infatti all’appello il generale Khalifa Haftar, a capo delle milizie in rivolta nel paese, e che nei giorni scorsi aveva già messo in dubbio la sua presenza. L’eventuale rinuncia sembrerebbe legata, si legge sull’agenzia, alla “presenza di rappresentanti del Qatar e di un gruppo legato ad Al Qaida”. Fonti europee presenti a Palermo sembrano invece aspettarlo, lasciando intendere che ancora si spera positivamente nel suo arrivo. L’incontro potrebbe risultare, sostanzialmente, in un fallimento se il capo militare non si presentasse.
La conferenza, fortemente voluta e organizzata dal governo italiano (e incoraggiata dal presidente Donald Trump) sia per i rapporti di amicizia, sia per gli interessi che il nostro paese ha nei confronti della Libia, vorrebbe portare alla stabilizzazione del paese nordafricano, sottraendo alle milizie la gestione della sicurezza, e tracciare una roadmap per le elezioni (che la Francia vorrebbe si tenessero il 10 dicembre, mentre l’Onu auspica in un voto nella primavera del prossimo anno, rendendo praticamente vana la volontà d’Oltralpe).
Per la Francia è presente il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, che rappresenta tra l’altro l’unico esponente di rilievo tra i paesi occidentali. Assenti tutti gli europei, dunque: al tavolo non siederà neanche la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha compiuto qualche giorno fa un passo indietro, dopo aver dato inizialmente disponibilità. Assenti anche gli altri “big”, il presidente americano Donald Trump, e il russo Vladimir Putin. Dagli Usa arriva però il consigliere speciale del dipartimento di Stato per il Medioriente, David Satterfield, e dalla Federazione la delegazione guidata dal premier Dmitrij Medvedev e dal vice ministro degli Esteri, Mikhail Bogdanov.
Tra i partecipanti c’è invece l’alta rappresentante degli Affari Esteri Ue Federica Mogherini, la quale aveva già affermato di essere in costante contatto con i colleghi italiani, e di sostenerli attivamente.
Inoltre prendono parte l’ambasciatore libico Wahida Ayari e il capo dell’Unsmil e rappresentante speciale per la Libia, Ghassan Salamè (che da più di un anno è inviato Onu nel paese), oltre al presidente della Camera dei Rappresentanti libica, Aghila Saleh, il presidente dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli, Khaled Al Meshri, il presidente del governo di Accordo nazionale, Fayez al Serraj.
Dalla regione saranno presenti poi i capi di Stato o di governo di Tunisia, Algeria, Ciad e Niger. Dall’Egitto viene il presidente Abdel Fattah al-Sisi.
Allo scorso vertice del 29 maggio a Parigi avevano partecipato, su richiesta del presidente francese Emmanuel Macron, Fayez al Serraj, il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk Aquila Salah Issa, Khaled al-Meshri, e Haftar. Erano presenti dunque tutti i principali protagonisti per favorire il processo di stabilizzazione dell’area. L’iniziativa aveva chiaramente posto la Francia in una posizione di “vantaggio” politico rispetto all’Italia, essendosi resa promotrice sostanzialmente unilaterale del vertice.
Dopo l’incontro parigino è stata la volta del viaggio statunitense del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Nell’occasione, l’italiano aveva ricevuto da Trump il massimo appoggio alla conferenza di oggi e domani, oltre al via libera per una “cabina di regia permanente” tra i due paesi, per la lotta al terrorismo, immigrazione e questione libica, favorendo dunque l’Italia nel diventare potenziale punto di riferimento europeo per la Libia.
In ogni caso, non è soltanto l’assenza di Haftar che rende zoppa la conferenza. La tensione tra Italia e Francia, già accesa sulla questione libica, si è acuita sul tema della gestione dei migranti provenienti dall’Italia e sul loro respingimento da parte di Macron. La contrapposizione delle posizioni dei due paesi rendono sicuramente più difficile il buon esito dell’incontro a Palermo.
Non solo: altro motivo di possibile inefficacia è conseguenza della numerosità delle delegazioni libiche. La complessità e la frammentazione dei partiti, delle tribù e delle milizie complicano la possibilità di successo della conferenza. Successo che si misurerà non tanto dal comunicato finale, quanto dalle conseguenze future che potrà produrre: auspicabilmente, l’avvio di un processo di pace nell’area.
Intanto, l’esponente del Pd Sandro Gozi – ex sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega agli affari europei – twitta parlando di “flop clamoroso” della conferenza siciliana.
Il vertice di #Palermo sulla #Libia è un flop clamoroso. Conte e Moavero hanno fatto fare all’Italia una figuraccia internazionale allucinante!
— Sandro Gozi (@sandrogozi) November 12, 2018
Usa le stesse parole anche Matteo Renzi, riferendosi all’assenza dei grandi leader al vertice: “La credibilità in politica estera è una cosa seria, non si improvvisa. Per chi conosce le regole degli incontri internazionali e della diplomazia quello di Palermo è purtroppo un flop clamoroso”, ha dichiarato.