Roma – Lo si potrebbe definire un botta e risposta ma forse è più accorto rappresentare l’incontro tra il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, come un dialogo tra sordi. L’esponente di Bruxelles, preoccupato ma dialogante, quello di Roma dialogante ma forse un po’ preoccupato. Di sicuro Tria è apparso più risoluto come forse non era mai capitato fino a ora, nemmeno dopo il faccia a faccia con il ‘detestato’ Pierre Moscovici.
Per soddisfare la Commissione europea, che chiede all’Italia di tornare in sé e correggere la manovra economica ‘del popolo’ o ‘del cambiamento’, bisognerebbe mandare all’aria il Paese, dice Tria. “Per evitare questa procedura sul debito noi dovremmo fare una manovra di restrizione fiscale violentissima – spiega il ministro – andare a un deficit dello 0,8%, che per una economia in forte rallentamento sarebbe un suicidio, non credo che la Commissione si aspetti una reazione di questo tipo anche se formalmente rispettosa delle regole di bilancio”.
Roma la manovra non la cambia, Tria lo dice chiaramente, vai a capire quanto sia la posizione autentica del ministro o quanto piuttosto un ‘obbligo’ agli accordi presi con la maggioranza parlamentare: “Abbiamo avuto un confronto sulle rispettive opinioni sulla manovra di bilancio italiana che preoccupa gli Stati membri. Noi abbiamo spiegato che queste preoccupazioni non sono fondate sul contenuto reale della nostra manovra di bilancio”.
Il portoghese Centeno, che rispetto a Moscovici, Oettinger o Dombrovskis, ha il pregio di provocare un effetto meno urticante al governo italiano, non può però esimersi dall’esortare Tria (e Conte, incontrato in un secondo momento) a mantenere ferma la barra nell’Area Euro. “‘Non ho dubbi sull’impegno dell’Italia per l’euro e la crescita sostenibile‘, ma, dice “è essenziale che la legge di Bilancio dimostri questi impegni”.
“E’ interesse di tutti che il dialogo in corso produca risultati positivi, ci sono dubbi che aleggiano sul mercato sulla strategia finanziaria dell’Italia, portata avanti con una serie di costi per lo stato, le aziende e i cittadini”. ha aggiunto Centeno sottolineando che lo scambio di lettere in corso è “una nuova opportunità per togliere tutti i dubbi e riaffermare la fiducia di imprenditori, investitori e partner europei, elemento chiave per la crescita”.
Insomma posizioni distanti, emerse con chiarezza dopo un incontro che non doveva (o non poteva) cambiare le sorte della ‘guerra’ tra Roma e Bruxelles cui è seguito il faccia a faccia con il premier Conte. insieme, i due “hanno affrontato una discussione sulle riforme economiche e monetarie europee in vista del consiglio di dicembre” recita il resoconto di palazzo. Ovviamente nessuna parola sulla procedura (che arriverà il 21 di novembre) ma anzi “uno scambio di punti di vista su altri temi di primo piano nell’agenda dell’Eurogruppo, in particolare sul budgetary draft plan italiano”. L’incontro a Palazzo Chigi, ha poi twittato Centeno “è stata anche l’occasione per per discutere sulle iniziative italiane in merito alle riforme strutturali”. La missione dell’emissario portoghese, sceso a Roma in cerca di ripensamenti che disinneschino la procedura in arrivo, è sostanzialmente fallita. Il governo italiano non si “suiciderà”.