La Commissione europea ha adottato ieri a Bruxelles una nuova strategia sugli interferenti endocrini, agenti chimici presenti in molti prodotti industriali e di consumo che alterano il sistema ormonale con conseguenze negative sulla salute di uomini e animali. La strategia consiste, in sostanza, in un “un controllo di adeguatezza” (“fitness check”) di tutta la legislazione Ue applicabile a queste sostanze per verificare se è in grado di di proteggere i cittadini e l’ambiente, e di minimizzare l’esposizione ai rischi per la salute, proveniente in particolare da cosmetici, giocattoli e imballaggi alimentari. Il controllo dell’adeguatezza della legislazione, che utilizzerà i dati già raccolti e analizzati per individuare eventuali lacune, comprenderà anche una consultazione pubblica.
Secondo fonti comunitarie, il risultato di questa valutazione complessiva, sotto forma di uno “staff working document”, dovrebbe arrivare sul tavolo della prossima Commissione europea all’inizio del suo mandato, nei primi mesi del 2020, e fornire la base per eventuali nuove iniziative politiche e legislative da parte dell’Esecutivo Ue.
La Commissione sostiene che “in tal modo tiene fede all’impegno assunto l’anno scorso, durante il lavoro con gli Stati membri sui criteri per l’identificazione degli interferenti endocrini negli ambiti dei pesticidi e dei biocidi, e risponde alle preoccupazioni espresse dal Parlamento europeo e dal Consiglio Ue”. In realtà, si tratta solo dell’annuncio di un lavoro che avrebbe potuto e dovuto essere compiuto già da tempo, secondo le critiche che immediatamente sono arrivate dalle Ong ambientaliste (riunite nella coalizione “EDC-Free Europe”) e dal gruppo europarlamentare dei Verdi.
Nel giungo 2016, la Commissione aveva presentato – con due anni e mezzo di ritardo rispetto alla scadenza prevista dalla stessa legislazione comunitaria, e dopo una condanna della Corte europea di Giustizia e una durissima risoluzione dell’Europarlamento – i criteri scientifici che identificano le sostanze considerate come perturbatori endocrini, eventualmente presenti nei prodotti fitosanitari (i pesticidi usati in agricoltura) e nei prodotti biocidi (disinfettanti) commercializzati e usati nell’Ue.
I criteri costituiscono una “definizione operativa” che permette di individuare e mettere al bando tutti i perturbatori endocrini presenti nei pesticidi e nei biocidi (i prodotti disinfettanti per l’igiene umana, animale, alimentare e ambientale, o usati per preservare il deterioramento dei materiali, per il controllo degli animali nocivi, per la conservazione di liquidi nei sistemi di raffreddamento, impianti industriali, pitture, leganti, acquari, e contro le incrostazioni o le alghe). In tutti questi casi, è la mera presenza, indipendentemente dalla quantità, del perturbatore endocrino che viene considerata sufficiente a far scattare la messa al bando. Non c’è, insomma, un “effetto soglia”, una dose minima sotto cui la presenza della sostanza interferente è tollerata.
Questo non vale, invece, per altri prodotti che possono comportare una esposizione agli interferenti endocrini altrettanto importante, come i cosmetici, i giocattoli e i materiali a contatto con gli alimenti: in questi settori, la legislazione comunitaria prevede semplicemente la possibilità di adottare restrizioni caso per caso per le sostanze pericolose, generalmente tenendo conto dell’effetto soglia e senza mirare specificamente agli interferenti endocrini.
Oggi, in sostanza, un anno dopo l’adozione dei criteri di individuazione che hanno permesso di vietare i perturbatori del sistema ormonale nei settori dei pesticidi e dei biocidi, la Commissione ha annunciato che spenderà tutto il tempo residuo del suo mandato a valutare se sia opportuno – per proteggere la salute e l’ambiente – estendere questo sistema anche a giocattoli, cosmetici e materiali a contatto con gli alimenti, in modo che la prossima Commissione possa decidere se agire o meno in questo senso.
Non stupisce il giudizio severo su questa “mancanza di ambizione” espresso della coalizione “EDC-Free Europe” (EDC è la sigla inglese che indica i perturbatori endocrini): “Dopo quasi un decennio di inazione – ha affermato oggi il portavoce della coalizione, Génon K. Jensen -, la Commissione europea è riuscita ancora una volta a non cogliere l’opportunità di migliorare significativamente la vita di milioni di cittadini dell’Ue, impegnandosi a colmare evidenti lacune normative per prodotti come i cosmetici, i giocattoli e gli imballaggi alimentari, o i prodotti tossici riciclati, che introducono gli interferenti endocrini nei nostri corpi”.