Bruxelles – A sentire quello che dice la Commissione europea, Ue ed eurozona continueranno nel loro percorso di crescita, anche se a ritmi più lenti. La ripresina europea, dunque, già non robustissima di per sé, si farà ancora più ‘ina’, complici le incertezze globali. Ma a giudicare dai numeri, si assisterà a una vera e propria inversione di tendenza, con un rallentamento generale della crescita. Dalle cifre filtra lo spettro di una nuova recessione, altroché. E’ questo che emerge dalle previsioni economiche d’autunno pubblicate oggi.
A Bruxelles sono convinti che “salvo gravi shock, l’Europa dovrebbe essere in grado di sostenere una crescita economica al di sopra del potenziale, una solida creazione di posti di lavoro e un calo della disoccupazione”. Questo il giudizio della Commissione europea. Nel documento messo a punto dai servizi della direzione generale Affari economici, si prevede che “tutti gli Stati membri continueranno a crescere, anche se a un ritmo più lento, grazie alla forza dei consumi interni e degli investimenti”. Ma è vero fino a un certo punto, perché gli indicatori parlano di frenata.
Il Prodotto interno lordo (Pil) dell’Unione europea è previsto all’1,9%, al pari di quello dell’area euro. In entrambi i casi si registra una flessione dello 0,1% rispetto alle previsioni di luglio. E per il 2020 l’esecutivo comunitario vede una contrazione ulteriore (-0,1% per l’Ue e -0,2% per l’eurozona). Dando un’occhiata alle stime, tra il 2019 e il 2020 il Pil di ben 24 Stati membri dell’Ue su 27 (il Regno Unito sarà fuori a marzo 2019) registrerà il segno ‘meno’. E praticamente l’intera Eurozona sarà ‘in rosso’ (17 membri su 19, con l’eccezione di Grecia stabile e Italia in aumento).
Tra quest’anno e il prossimo, invece, ci sarà una frenata in 18 Stati su 28. I segnali non sono dei migliori, e in questo scenario si conferma fanalino di coda, con la crescita più contenuta di chiunque altro (insieme al Regno Unito, che come detto perà alla fine di marzo del 2019 sarà un Paese terzo).
“L’aumento dell’incertezza globale, le tensioni commerciali internazionali e l’aumento dei prezzi del petrolio avranno un effetto frenante sulla crescita in Europa”, si legge nel documento elaborato dall’esecutivo comunitario. A questo si aggiungono i fattori di incertezza legati alla Brexit. Come sottolinea il capo per gli Affari economici della direzione generale Ecfin, Marco Buti, “il rischio di una Brexit senza accordo implicherebbe cambiamenti improvvisi nelle relazioni commerciali tra il Regno Unito e l’Ue dopo l’aprile 2019 e danneggerà le economie su entrambi i lati della Manica”. Fermo restando che “in qualsiasi scenario, l’impatto dovrebbe essere molto più ampio nel Regno Unito che nell’Ue a 27”, l’esito dei negoziati sulla Brexit, soprattutto se negativo, “potrebbe comportare un impatto più dirompente sul rapporto commerciale Ue-Regno Unito di quanto attualmente previsto”.