Bruxelles – L’Italia deve procedere al recupero degli aiuti di Stato illegali riconosciuto agli enti non commerciali religiosi tra il 2006 e il 2011. Si tratta di 4-5 miliardi di euro secondo l’Anci, l’associazione dei comuni italiani. La Corte di giustizia europea condanna Paese e Commissione, il primo per agevolazioni contrarie alle regole e la seconda perché pur condannando le autorità italiane non ha imposto di sanare la situazione. I giudici di Lussemburgo intervengono quindi a risolvere un cortocircuito squisitamente italiano in cui è stata trascinata l’Europa
Tra il 2006 il e il 2011 l’Italia concesse agli enti commerciali non religiosi (scuole, cliniche, ospedali) di non pagare l’Ici, l’imposta sui beni immobili. Nel 2012 la Commissione riconobbe la natura contraria alle regole comunitarie di tali agevolazioni, ma l’Italia convinse l’esecutivo comunitario dell’impossibilità a riscuotere, date le difficoltà a rintracciare tutti i beneficiari per inefficienze catastali e carenze di database. Un problema interno tutto italiano, che spetta all’Italia risolvere, secondo la Corte.
Il recupero degli aiuti è “la diretta conseguenza” del riconoscimento dell’illecito. La Commissione può, in circostanze eccezionali, soprassedere ed evitare di chiedere il recupero di fronte alla verifica e alla dimostrazione dell’impossibilità di poterlo ottenere. Una cosa non dimostrata nel caso dell’Italia, per cui l’esecutivo comunitario avrebbe dovuto valutare l’esistenza di recupero alternative. La Commissione non ha dimostrato l’impossibilità assoluta di recupero dell’Ici, e di conseguenza non ha saputo farlo l’Italia.
A questo punto l’Italia se non vuole pagare multe salate è costretta alla riforma del catasto e all’ammodernamento dei dati sulle banche fiscali, e condurre una revisione del sistema delle agevolazioni, così come previsto nelle raccomandazioni specifiche per Paese adottate dalla Commissione europea e approvate dal Consiglio.