Bruxelles – Le regole sono quelle, e sono lì per essere rispettate oggi come domani. Un messaggio valido per tutti, soprattutto per quanti intendono farsi beffe delle norme comuni. Non c’è alcun riferimento esplicito all’Italia, ma il commissario per la Crescita e gli investimenti, Jyrki Katainen, il promemoria per il governo Conte lo lascia comunque. “Il semestre europeo resterà lo strumento principale” per definire le politiche economiche e gli obiettivi economici, e per “monitorare i progressi raggiunti, che restano ancora disomogenei tra gli Stati Membri”.
Katainen sceglie la conferenza di alto livello ‘Mercato unico come traino per gli investimenti in Europa’ per ribadire che le regole non si cambiano, e quindi tutti devono attenervisi. Il semestre europeo indica il processo di coordinamento e collaborazione in materia di politica economica, sulla base delle normative comunitarie (patto di stabilità e crescita, patto di bilancio). In questo processo l’Italia continua ad essere molto indietro nel contenimento del debito pubblico, che in rapporto al Prodotto interno lordo dovrebbe essere al 60%, mentre si aggira a più del 130%.
Nelle parole di Katainen un modo per accogliere a Bruxelles il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nel giorno dell’Eurogruppo in cui si i partner dell’Italia chiederanno certamente lumi sulle intenzioni del governo dopo la bocciatura della manovra. E ricorderanno l’importanza di tenere i conti in ordine senza aumentare spesa e debito. “Se non hai stabilità di bilancio e stabilità politica è molto difficile convincere le persone a investire nel tuo Paese”, ricorda Nadia Calviño, ministra delle Finanze spagnola, tra i partecipanti alla conferenza. Anche qui nessun riferimento esplicito all’Italia, però si invia un secondo richiamo alla “credibilità”.
L’Europa, dal punto di vista degli investimenti, si è dimostrata credibile a sentire i numeri snocciolati da Katainen. Il piano Juncker per gli investimenti ha già permesso il raggiungimento di investimenti per 315 miliardi, “ed è sulla buona strada” per mobilitare almeno 500 miliardi da qui alla fine del 2020. “Sono già stati mobilitati 335 miliardi, di cui beneficeranno 700mila piccole e medie imprese”. E’ in sostanza una storia di successo. Ne sa qualcosa l’Italia, secondo Paese per finanziamenti autorizzati dalla Bei (8,9 miliardi), l’istituto che gestisce l’Efsi, il fondo per gli investimenti strategici, il braccio finanziario del piano Juncker. Anche qui un pro-memoria di Katainen. “L’Efsi non è soltanto garantire risorse, ma anche cambiamenti strutturali”. Soldi in cambio di riforme, quelle vere. A buon intenditor, poche parole.