Roma – Angela Merkel se ne va. O meglio se ne andrà nel 2021. Difficile non immaginarla alla guida della Germania, ma quel che è certo è che “la ragazza venuta dall’Est” non si accontenterà di un ruolo minore.
Se ne va perché il suo governo non è più credibile agli occhi dei tedeschi e perché ‘das Mädchen’, la ragazza, vede esaurita la sua spinta propulsiva.
Pragmatica, burbera, netta, Merkel, abituata a lavorare sodo e a testa bassa, figlia di un pastore luterano che scelse di passare dall’Ovest all’Est mentre tutti marciavano in senso contrario, ha incarnato il volto della Germania che tornava a riunificarsi dopo la Guerra Fredda. Dopo 18 anni e dopo 4 mandati, il punto finale. La decisione di chiudere con la guida del partito (subito) e la Cancelleria (fra tre anni) senza individuare un erede politico
Quasi tre cittadini su quattro, nonostante i successi economici, non la reputano più all’altezza. E allora meglio staccare la spina prima di essere sommersi dal ludibrio. Erede di Helmuth Kohl, classico esempio di maestro superato dall’allieva, un matrimonio alle spalle liquidato nel giro di pochi giorni (ma di cui porta, come fosse un logo, proprio quel cognome, Merkel, e non quello del nuovo marito, Joachim Sauer, un professore di chimica ) una carriera politica determinata. Oggi pesano la Baviera e l’Assia ma l’era di Angela ha attraversato pulsioni, tensioni e paure del Vecchio Continente, fino a diventarne un volto. Non mancano i ‘pretendenti al trono’, politici di caratura nazionale che per decenni sono stati oscurati dal suo standing. Il successore arriverà. Ma Merkel non è raggiungibile, almeno fino ad ora. In questi 18 anni è stata l’immagine dell’austerità e del rigore verso la Grecia ma anche la quella della politica virtuosa di accoglienza dei migranti; la Cancelliera che ha cercato di ricreare un asse con Parigi e che ha chiuso politicamente verso Roma e Instanbul, poco incline a misurarsi con ‘un uomo solo al comando’.
A lei Berlusconi fece lo scherzo del cucù balzando da dietro una colonna a Trieste; sempre a lei, che lo aspettava per la foto opportunity, il Cavaliere riservò un gesto di rara ineleganza continuando a parlare al telefono piantandola in asso davanti alle telecamere. Ma la vendetta politica venne servita puntuale: prima lasciando l’Italia (e la Francia) a maneggiare (male) la rivolta libica poi con la famosa ‘risatina’ insieme a Sarkozy, a Nizza, sulla politica economica di Roma.
Scienziata, laureata in fisica, diventata la prima donna presidente del suo partito, la Cdu, un debole per Ischia, Forbes Magazine la definì “la donna più potente al mondo”, in corsa nel 2015 per il premio Nobel con il Papa Francesco e l’Unhcr, Angela Dorothea Kasner Merkel, una volta disse di sé stessa: “Sono coraggiosa nei momenti decisivi, ma ho bisogno dei miei tempi e di tempo per riflettere prima di agire”. Di tempo ne ha avuto, ad agire ha agito.
Auf Wiedersehen Angela.