Di Michele Valente
Qual è l’impatto delle disuguaglianze socio-economiche sul sistema sanitario? Nell’agenda 2030 Onu per lo sviluppo sostenibile, le sfide legate alla salute, all’istruzione e al divario di genere risultano cruciali per ridurre le disparità di accesso a risorse e servizi essenziali per la persona, verso obiettivi di equità sociale e benessere economico. Nel 2017, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha stilato un decalogo, volto a delineare un quadro degli squilibri nel sistema-salute mondiale: fattori come istruzione, status socio-economico, etnia e genere sono le principali leve delle disuguaglianze sanitarie per circa 1 miliardo di persone sul Pianeta.
Salute glocale: un quadro sulle disparità
Le evidenze rilevate nella relazione dell’OMS mostrano marcati squilibri tra paesi del Nord e Sud del mondo, come, nel caso nell’Africa sub-sahariana, l’incidenza mortale, sui minori di 5 anni, di malattie come malaria, diarrea e polmonite, (quasi) del tutto debellate nei paesi occidentali: in media, 16.000 bambini muoiono ogni anno, con un divario del 20% tra zone urbane e rurali. Svezia e Ciad sono distanti circa 5.000 km, ma, in proporzione al rischio di mortalità materna, il dato è di 1/10.000 a Stoccolma e di 1/16 a N’Djamena, così come ampio è il divario nell’aspettativa di vita tra Sierra Leone (circa 50 anni) e Giappone (circa 84). Quest’ultima, in particolare, risente della distanza tra centro e periferia, anche nei paesi ad alto reddito. Nella città scozzese di Glasgow, il range è pari a 15.5 anni tra l’aspettativa di vita maschile nei quartieri Ruchill e Possilpark (66.2) e quella registrata a Cathcart e Simshill (81.7); a Londra, stando agli studi condotti dal London Health Observatory, per ogni fermata della metro, in direzione est da Westminster, si riduce di un anno la prospettiva di vita.
Unione europea, debole sistema sanitario
L’assenza o l’inefficacia di politiche contrastive al divario sanitario è stimata, secondo il Parlamento europeo, in un costo pari all’1,4% del PIL Ue, con rilevanti conseguenze sulla perdita di produttività e maggiori oneri di spesa sanitaria per sostenere il sistema di welfare – nel 2017, pari al 9,9% del PIL per stato membro, seconda solo alle pensioni. Nel rapporto State of Health (2017), curato dalla Commissione europea, vengono individuati alcuni punti cardine per le politiche sanitarie negli stati membri Ue:
- Prevenzione: un approccio proattivo, in linea con l’agenda 2030 Onu, impone di ridurre di 1/3 le malattie non trasmissibili a fronte del numero di morti (3,4 milioni di persone) e della potenziale perdita economica (115 miliardi di euro), registrati lo scorso anno nei paesi Ue;
- Servizi: secondo un rapporto OCSE (2017) è necessario contrastare gli sprechi nei sistemi sanitari nazionali, migliorando strutture informative e gestionali, che incidono sulla stessa percezione nella società: circa 1/3 dei cittadini residenti in paesi OCSE nutre sfiducia nel sistema sanitario, ritenendolo soggetto a corruzione. Iniziative come Choosing Wisely®, promossa dalla fondazione ABIM, mirano ad avanzare un dialogo nazionale tra operatori del settore e pazienti per evitare cure e trattamenti inutili;
- Pianificazione: politiche giovanili su salute e prevenzione, oltre alla formazione di competenze professionali nella gestione dei dati sanitari personali, possono migliorare la resilienza del ‘sistema europeo’; malattie croniche legate all’obesità o all’abuso di alcol e droghe hanno un impatto sul mercato del lavoro (studio realizzato da OCSE, 2015), mentre elevata è l’incidenza dei tumori in 53 paesi europei, evidenziata nel rapporto ‘Salute in Europa’ dell’OMS (2014), che si attesta al 2,4% della popolazione (2,8% nell’Ue), più che raddoppiata rispetto al 2000.
In conclusione, la contrazione di risorse destinate al welfare causata dalla crisi economico-finanziaria, ha ampliato le disuguaglianze sanitarie nell’Unione europea: una ricerca condotta da Laia Maynou e Marc Saez, pubblicata nel 2016 sull’International Journal for Equity in Health, rileva che, nel 2008, l’implementazione di politiche di austerità nei paesi Ue (tagli alla spesa pubblica, deregolamentazione e privatizzazione del mercato) ha ridotto l’accessibilità alle cure, aumentando il tasso di mortalità legato a cancro e malattie cardiovascolari (picco raggiunto nel 2010). E’ necessario invertire il trend. “Occorre assicurare efficienza, accessibilità e resilienza a tutti i sistemi sanitari dell’Ue – scrive il commissario alla salute Vytenis Andriukaitisin in presentazione dell’ultimo State of Health –, […] per garantire ai cittadini dell’Unione europea un accesso altamente innovativo, sicuro ed effettivo alla salute”.