Bruxelles – Il Gdpr, il regolamento generale europeo sulla protezione dei dati, non ci tutela abbastanza. O almeno, non è sufficiente a modificare l’attuale modello aziendale di ‘sorveglianza’, a cui siamo – volenti o nolenti – sottoposti. E non assicura una adeguata riservatezza delle comunicazioni on-line. Giovanni Buttarelli, garante europeo della protezione dei dati, ci tiene a chiarire che il Gdpr non si occupa della riservatezza della comunicazione. Ecco perché esorta l’adozione urgente della riforma della direttiva ePrivacy (proposta a inizio 2017 dalla Commissione europea). In un post sul blog Edps, il garante della privacy a livello europeo ha sottolineato la “crucialità” della tutela del diritto alla riservatezza e della protezione dei dati personali nell’era del digitale.
“La geo-localizzazione consente di essere costantemente sotto controllo, mostra dove viviamo e lavoriamo, dove facciamo acquisti, quali ristoranti frequentiamo”, evidenzia con gravità Buttarelli. Quello che fino a qualche anno fa poteva sembrare tema di un libro di fantascienza, ora fa parte della nostra vita quotidiana. Le persone con cui scambiamo messaggi dal nostro smartphone o che contattiamo telefonicamente, ad esempio, dicono di noi che persone frequentiamo, quanto spesso le sentiamo, quanto tempo trascorriamo a lavoro. Tutte informazioni che “possono essere raccolte”, ma “senza che sia mai esaminato il contenuto delle stesse: questo è ciò che hanno il diritto di aspettarsi i cittadini”.
La riforma della direttiva sulla privacy on-line, per il garante, è il tassello che manca per completare la struttura di protezione dei dati in Ue. Il motivo è che il Gdpr, introdotto lo scorso maggio, regola appunto solo la protezione dei dati e non la riservatezza delle comunicazioni.
Con l’avvicinarsi della scadenza della legislatura del 2019, Buttarelli ritiene che sia essenziale arrivare quanto prima ad un più alto livello di tutela dei diritti dei cittadini in materia di privacy. “Non ci sono scuse per mancata approvazione delle nuove regole sulla ePrivacy da parte dell’attuale Parlamento europeo”, esorta nel suo intervento, chiedendo una velocizzazione nei lavori.
“Perdere l’opportunità di assicurare un rispetto più completo del diritto alla privacy rappresenterebbe un disservizio nei confronti dei cittadini”, i quali “ripongono la fiducia nell’Unione per la salvaguardia dei diritti fondamentali”.