Bruxelles – Sembra che, nonostante i pericoli legati al cambiamento climatico siano noti praticamente a tutti, non si riesca ad andare molto oltre alla constatazione della cosa. Un’incoerenza di fondo, dovuta alla solita vecchia storia degli interessi economici in gioco. Ecco perché il Comitato economico e sociale Ue (Cese) mette sul tavolo la proposta più ambiziosa mai presentata alle istituzioni europee: dedicare il 40 percento della spesa europea alla lotta contro il cambiamento climatico e le sue conseguenze ambientali, economiche e sociali.
È di soli dieci giorni fa il rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), che allertava i paesi in merito alla necessità di un’inversione di rotta verso un nuovo paradigma, e l’Eesc ha adottato un’opinione chiedendo il finanziamento di nuove azioni sostenibili.
Non è solo una questione di responsabilità nei confronti delle generazioni future (come se non fosse sufficiente questo a determinare un cambio d’approccio al problema). Secondo la French Agency for the Environment and Energy Management (Ademe), la lotta al cambiamento climatico può portare a un aumento dei posti di lavoro che oscilla tra i cinque e i sei milioni da qui al 2050; entro il 2020, la Commissione europea calcola un ipotetico incremento di tre milioni di lavoratori nel settore dell’energia rinnovabile.
“È impensabile continuare a vedere le cose dal punto di vista nazionale. Abbiamo l’opportunità di promuovere un modello sostenibile a livello europeo”; rimandare significherebbe un peggioramento del problema, ha sottolineato Rudy De Leeuw, relatore della proposta. L’alternativa? Nel lungo periodo, chi rimarrà indietro in ricerca e sviluppo nel campo del sostenibile “si troverà agli ultimi posti nel mercato mondiale”, prosegue De Leeuw.
La Commissione Ue stima che debbano essere dedicati 1.115 miliardi l’anno alla lotta al cambiamento climatico. Il prossimo quadro finanziario pluriennale (2021-2027) dovrebbe, per l’Eesc, promuovere lo sviluppo economico sostenibile e lavori di alta qualità, così da consentire la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050. Il budget comunitario dovrebbe aumentare, in questa prospettiva, dal 25-30 percento attuale al 40 percento. La transizione dovrà essere economicamente, socialmente e ambientalmente sostenibile.
L’Unione europea, afferma il Comitato economico e sociale, non dovrebbe semplicemente incoraggiare la cooperazione tra Stati membri, ma anche supportare la crescita condivisa, di cui beneficerebbero tutti gli individui. Anche perché “Non ci può essere lavoro né imprenditoria in un mondo che lentamente muore”.