Bruxelles – Il Partito popolare europeo (Ppe) d’accordo sull’esigenza di una svolta sulla Brexit, ma profondamente diviso su che tipo di svolta dare al partito per quanto riguarda l’appartenenza di Viktor Orban e del suo partito, Fidesz, alla famiglia del centrodestra europeo. Il primo ministro ungherese è stato posto in stato d’accusa dal Parlamento europeo, che ha approvato l’attivazione delle procedure che possono portare sanzioni contro il governo di Budapest in seno al Consiglio. Il motivo del voto l’attacco ai valori fondamentali e allo stato di diritto. Una tema che agita il Ppe, ancora diviso.
La questione ungherese è finita sul tavolo del partito, riunito come di consueto prima dei vertici dei capi di Stato e di governo dell’Ue. Tre le correnti che attraversano il Ppe: quelli pronti alla linea dura, quelli accomodanti, e quelli che cercano la possibilità di una via di mezzo. Il rappresentante dell’ala più radicale, quella pronta a chiedere la testa di Orban, è il vicepresidente della Banca europea per gli investimenti e candidato alla presidenza della Commissione, il finlandese Alexander Stubb. Per lui “il congelamento dell’associazione di Fidesz al Ppe finché la procedura non è chiusa è un’opzione” sul tavolo. Oltre alla sospensione, però, c’è l’espulsione. “C’è bisogno di un dibattito sui valori. Se accetti i valori del Ppe sei a bordo, altrimenti sei fuori”.
Linea decisamente più morbida quella espressa dal presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, membro del consiglio di presidenza del partito. “Ci sono temi più importanti di Fidesz”, si limita a tagliare corto, ricordando le grandi questioni di Brexit e immigrazione ancora aperte per cui si cercano soluzioni. Infine Manfred Weber, altro candidato del Ppe alla presidenza della Commissione Ue, a metà tra fermezza e flessibilità. “L’Ungheria non può continuare a minacciare la libertà del sistema giudiziario e quella delle ong. Allo stesso tempo ritengo che i problemi si risolvano sedendosi attorno al tavolo”.
Il Ppe è di fatto ancora e sempre più ostaggio del suo inquilino più vivace. Lui ne è più che consapevole. “Siamo noi il Ppe”, dice Viktor Orban, convinto di restare nella grande famiglia dei popolari europei. In questo momento il vero vincitore è lui, capace di tenere in scacco un intero partito politico europeo.