Bruxelles – Niente accordo, ma c’è la voglia di non arrendersi e provare ad arrivare a sottoscriverne uno, il prima possibile, nelle prossime setimane. Il vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue consacrato alla Brexit conferma le attese della vigilia, quella degli ultimi giorni, quando tutti si sono arresi di fronte all’idea che un’intesa ora non era possibile. Ma nella cena di lavoro per cercare quanto meno di superare un’impasse che nessuno voleva, il Regno Unito delude ancora una volta. “Molto di quello che ha detto Theresa May lo sapevamo già”, ammette alla fine della riunione – durata tre ore e mezza in tutto – il cancelliere tedesco Sebastian Kurz, a sottolineare l’inconsistenza della premier britannica, giunta a Bruxelles senza offrire nulla di nuovo.
La posizione della premier britannica è il vero nodo della questione. Tra i capi di Stato e di governo, e anche all’interno della famiglia del Ppe, inizia a crescere la paura che Theresa May non sia nella condizione né nella posizione di poter negoziare quello che pure promette di discutere. C’è una crescente convinzione che May non abbia né il controllo del Parlamento né del suo partito. Una situazione che mette tutto in salita. Tuttavia i Ventisette dell’Ue e la stessa May si concedono tempo e si rinnovano fiducia. “Fiducia” è un termine usato da entrambe le parti al termine della cena. Segno che forse ce n’è bisogno davvero, perché tutti sanno che non raggiungere un’intesa sarebbe un problema ma per tutti. Per Londra in particolare, ma anche per i 27, che hanno comunque interesse a mantenere rapporti fluidi con il regno.
Il fatto che non ci sia un accordo adesso non significa che possa arrivare in futuro anche se il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani insiste caparbiamente a dirsi “ottimista”, forse per aiutare a tenere tutte le porte aperte. “Resto fiduciosa in un buon accordo”, dice May lasciando il Consiglio Ue. “Abbiamo dimostrato che insieme sappiamo trovare accordi difficili in modo costruttivo. L’ultimo passo richiede fiducia e leadership da entrambe le parti”. Un modo per chiedere più tempo ai partner, anche nella durata del periodo di transizione.
Per ora non sembra esserci grande fiducia in May. Questo probabilmente il dato politico emerso a tavola. I leader dei 27 ribadiscono la fiducia a Michel Barnier, negoziatore capo dell’Ue, e che “solo lui stabilirà se e quando progressi decisivi sono stati fatti”. Servono “soluzioni giuridiche e pratiche”, ricorda il primo ministro olandese Mark Rutte. Tutte cose che non ci sono. Serve tempo, e i leader provano a darselo. Nel frattempo ci si prepara al peggio. Ci pensa Elmar Brock, esponente del gruppo di lavoro per la Brexit del Parlamento europeo, a sintetizzare la situazione. “C’è un detto tedesco che dice: ‘la situazione è senza speranza, ma non è seria’”.