Bruxelles – Rafforzare la politica di coesione perché l’utilizzo dei fondi europei nella prossima programmazione 2021-2027 sia più efficace e più efficiente. Il relatore al Parlamento europeo del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, Andrea Cozzolino (Pd, S&D), ha motivato ieri pomeriggio in commissione sviluppo regionale una serie di emendamenti alla proposta di regolamento redatto dalla Commissione europea.
Sono tre gli aspetti su cui si è sviluppato il lavoro di Cozzolino: la concentrazione tematica dei fondi, a cominciare dallo sviluppo della green economy; il ruolo della pubblica amministrazione; la dimensione territoriale della politica di coesione.
“La concentrazione tematica dovrà essere riportata a livello regionale, per evitare eccessive centralizzazioni”, ha affermato Cozzolino, il quale ha aggiunto che un’Europa “più ‘verde’ è una priorità assoluta per affrontare i cambiamenti climatici. In questo ambito le proposte della Commissione “sono condivisibili. Ma gli investimenti per l’ambiente dovranno essere garantiti in tutte le regioni europee, senza distinzioni: abbiamo bisogno di migliorare le prestazioni ambientali e garantire una gestione dei rischi e dalle catastrofi naturali adeguata”.
Invece, ha sottolineato l’europarlamentare “chiediamo maggiore flessibilità su innovazione e ricerca. Pur non sottovalutando l’importanza di questo indirizzo, così come è stato scritto sembra disegnato per far arrivare incentivi alle imprese e trascura la dimensione territoriale”.
Sul ruolo della pubblica amministrazione, “gli investimenti in politica di coesione devono essere uno strumento complementare a un progetto di rafforzamento e rinnovamento della capacità amministrativa pubblica in generale, non solo nel sud, ma in tutta Europa. Uno strumento che garantisca accessibilità dei servizi per i cittadini ed efficienza delle risposte fornite, aprendo anche, come nel presente regolamento, alla creazione di reti e allo scambio di esperienze fino ad arrivare alla possibilità di un Erasmus per le pubbliche amministrazioni”.
Terzo e ultimo aspetto, non meno importante, è il rapporto tra politica di coesione e territori. Il relatore ha proposto una serie di emendamenti per aumentare dal 6 al 10 per cento la quota di interventi obbligatori per le aree urbane e una quota del 5 per cento per le aree periferiche soggette a spopolamento e dove un numero crescente di persone fatica sempre più ad accedere a servizi di base come l’istruzione e la sanità. “Penso sia la vera sfida che stiamo perdendo, tutti insieme come Europa e come Stati Membri e su cui ci dobbiamo concentrare”, ha ribadito Cozzolino. “È lì che si annidano e si radicano, nel profondo, sentimenti antieuropei, come dimostrano studi recenti e risultati elettorali. Sono aree che non possiamo lasciare indietro, perché là la crisi, ha prodotto fenomeni di impoverimento (materiale e immateriale, in beni e servizi) e di calo demografico estremi. I dati – raccomanda Cozzolino – rendono urgenti misure ad hoc, mirate, che contribuiscano ad arrestare la spirale negativa in atto, consentendo programmi, assi e azioni. In questa maniera, credo, possiamo salvaguardare e assicurare, anche per il futuro, una politica di coesione che continui a ridurre le disuguaglianze e a contribuire a un’Europa più sociale, più attenta e vicina ai propri territori, ai cittadini, alle imprese, ai giovani”.
C’è infine il nodo della complessa relazione tra la politica di coesione e le politiche macroeconomiche, che può essere sciolto rinnovando la governance economica, per renderla capace di tenere conto delle diversità delle singole regioni europee e, soprattutto, dice il parlamentare, “senza mettere in discussione la dimensione territoriale della politica di coesione”.