Roma – Giuseppe Conte porta la sua sfida (morbida) all’Europa ribadendo che l’appartenenza dell’Italia è fuori discussione ma non nascondendo di essere orgoglioso della manovra economica messa nero su bianco dal suo Governo. E se ci sarà da discutere (eufemismo?) con Bruxelles si discuterà ma “questa è sia la strada giusta per portare anche in Europa quel cambiamento autentico che i cittadini ci chiedono”.
L’Italia è “Paese fondatore e contributore netto” e non vuole più sentir parlare di tirare la cinghia. “Forte di questa posizione andiamo a Bruxelles – ha detto il premier durante le comunicazioni in Senato in vista del prossimo Consiglio europeo del 18 ottobre – con una manovra economica di cui siamo orgogliosi e su cui vogliamo dialogare senza pregiudizi. L’austerity non è più percorribile”.
Secondo il premier italiano ora più che mai “c’è la necessità di avere un’Europa più forte, più’ equa, più solidale, con un’attenzione particolare al problema della povertà, del divario territoriale e del lavoro”. Allo stesso tempo “è’ fondamentale per il nostro Paese – dice Conte all’Aula – ridurre il gap di crescita con l’Ue orientando la spesa verso equilibrio e stabilità” consapevole che il Consiglio cade in un momento “in cui i cittadini attendono dall’Ue risposte concrete. Le elezioni europee porteranno a una nuova Commissione: dovremo lavorare per una gestione condivisa flussi migratori”.
Non sarà un summit facile lascia intendere il presidente del Consiglio italiano, soprattutto sulla questione immigrazione e con l’eco della vicenda di Clavière non ancora sopita. Al prossimo Consiglio europeo “si farà una prima valutazione sulle articolate questioni sottoscritte a giugno: lavoriamo e continueremo a farlo affinché vengano rispettati tutti contenuti”. Di sicuro, annota, “serve una equa condivisione delle responsabilità e dobbiamo consolidare quel cambio di paradigma sancito all’ultimo Consiglio. Sino a quando non avremo garanzie su questo punto non accetteremo a scatola chiusa soluzioni sui movimenti secondari, che stanno a cuore ad altri Paesi”.
C’è spazio anche per alcune riflessioni sulla Brexit. Il monito del presidente del Consiglio è quello di non assumere decisioni “istintive”. “I tempi – ha detto – sono strettissimi: dobbiamo procedere con buonsenso, senza cedere alle emozioni e alle reazioni istintive per evitare il fallimento del negoziato che sarebbe un salto nel vuoto per le imprese e i cittadini. È nostro dovere assicurare il recesso ordinato con modalità chiare che garantiscano il rispetto dei diritti acquisiti dei cittadini europei e delle imprese”.
“L’intesa finale – ha concluso – dovrà essere rispettosa della volontà del popolo britannico di lasciare l’Ue e di quella dell’Unione stessa. L’accordo su Brexit deve assicurare la tutela dei diritti acquisiti dai cittadini europei tra cui ci sono circa 700mila italiani residenti attraverso procedure semplici e rapide, con attenzione alle categorie più vulnerabili. Altro tema centrale è la protezione delle indicazioni geografiche e delle regole di origine: qualsiasi intesa con il Regno Unito – sono stato chiaro con Barnier – dovrà preservare l’imprescindibile patrimonio di conoscenza e tradizione”.
L’assemblea del Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza in vista del Consiglio europeo del 18 ottobre con 146 voti favorevoli. I contrari sono stati 93 e gli astenuti 15.