Bruxelles – Se sarà intesa sarà all’ultimo minuto. Come Eunews già scrisse la scorsa settimana i due team di negoziatori per la Brexit non hanno raggiunto un’intesa complessiva, incagliandosi sulla questione del confine irlandese, e a questo punto ogni possibile speranza di intesa sembra sia nel vertice dei capi di Stato e di governo dei 27 di mercoledì sera in “formato articolo 50”, un appuntamento che durerà, i pessimisti prevedono da tempo qui a Bruxelles, fino almeno a notte fonda. Ma non è detto.
We met today @DominicRaab and UK negotiating team. Despite intense efforts, some key issues are still open, including the backstop for IE/NI to avoid a hard border. I will debrief the EU27 and @Europarl_EN on the #Brexit negotiations.
— Michel Barnier (@MichelBarnier) October 14, 2018
“Numerosi punti rimangono irrisolti”, è l’ammissione di questa mattina di Margaritis Schinas, portavoce capo della Commissione europea, che, senza altri dettagli, conferma quanto affermato ieri dal capo negoziatore Ue Michel Barnier. Schinas conferma che non ci saranno nuovi negoziati prima di mercoledì notte, quando Barnier farà la sua relazione ai 27 capi di governo dell’Unione. La premier britannica Theresa May è stata invitata ad incontrare i colleghi prima della cena, e lei ha accettato.
‘Mai dire mai’ vale sempre in politica e vale ancor di più nella capitale dell’Unione, dove tante volte si son visti accordi sbucare nella notte, quando ogni speranza sembrava persa. E’ dunque eccessivo dare ora per scontato che il “no deal” sia la soluzione finale, forse c’è anche un po’ di ‘pretattica’ anche se le premesse per un accordo sembrano mancare, anche perché l’Ue, come conferma un diplomatico a Bruxelles, “proverà a trovare un’intesa fino all’ultimo minuto utile”.
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In un negoziato che ha sempre camminato molto male, come si sa sin dall’inizio di questa vicenda il nodo centrale resta quello del confine irlandese (l’unico confine terrestre tra Uk e Ue), per il quale l’Ue avanza proposte di sostanziale separazione doganale dal resto del Gran Bretagna, che Londra però non accetta. Ma un accordo, ha confermato Theresa May oggi in Parlamento, non è stato raggiunto neanche (ad esempio) sullo status di Gibilterra, territorio di fatto conteso tra Gran Bretagna e Spagna. Resta poi sempre aperta la questione della basi militari britanniche a Cipro. Su tanti altri temi l’intesa si dice sia fatta, ed è probabilmente vero, ma l’esperienza insegna che il diavolo si nasconde nei dettagli e la politica negoziale dell’Unione è che “nulla è concluso finché tutto è concluso”.
Gibraltar admits there will be tax and customs deals with Spain after #Brexit @eunewsit https://t.co/erJj0lFl4Y
— emanuele bonini (@emanuelebonini) October 15, 2018
Dunque la notte di mercoledì sarà complicata. Si dovrà trovare un accordo politico forte tra i 27 su come procedere (sempre ammesso che si riesca ad avere uno scambio con May). Se il risultato sarà raggiunto resta in piedi l’idea de un vertice straordinario a novembre per varare l’intesa bilaterale, che dovrà essere scritta dai tecnici in un testo legislativo nelle settimane precedenti. Passaggio per niente semplice. Se invece mercoledì sera/notte non uscirà una nuova ipotesi di accordo, che sia accettata ovviamente anche da May, è altamente probabile che si vada al no deal, perché i tempi materiali per stringere un’intesa diventeranno davvero stretti, e farla approvare dai Parlamenti (europeo e britannico), compiere i tanti passaggi tecnici necessari e renderla operativa per la mezzanotte del 29 marzo prossimo diventerà difficile.
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Non vuol dire però che non si continuerà a lavorare, per raggiungere un accordo di collaborazione. A Bruxelles assicurano che lavoreranno ad un’intesa fino all’ultimo, “il no deal non conviene a nessuno”, spiegano i diplomatici.
Comunque si dovrà trovare un’intesa per convivere dopo il 29 marzo. Anche May oggi al Parlamento ha detto che in caso di no deal si presenterà davanti ai deputati perché si decida cosa fare (il che in realtà potrebbe aprire a numerosi scenari).
L’Unione ha decine di accordi di vario tipo in giro per il Mondo. Forse, ma stiamo ragionando sull’ignoto, potrebbe essere anche un percorso più facile, perché la Gran Bretagna dal 30 sarà fuori dall’Ue, e dunque si dovrà negoziare con un Paese terzo ma amico, all’interno del quale i “brexiters” saranno soddisfatti per aver raggiunto il loro obiettivo e potrebbero più serenamente affrontare i negoziati. Certo, probabilmente passando prima per una crisi di governo e nuove elezioni.