Bruxelles – La Ue come terra di conquista per le ideologie autocratiche e illiberali dell’Est che si saldano con i movimenti populisti e sovranisti dell’Europa occidentale, sotto lo sguardo soddisfatto di Trump e di Putin: non è uno scenario ipotetico e futuribile, ma un progetto al quale ogni giorno viene aggiunto un nuovo tassello.
La posta in gioco non è soltanto la sopravvivenza dell’Ue e della moneta unica, messe in discussione con una violenza verbale senza precedenti, ma anche la persistenza di quei valori di libertà e di democrazia che in fondo sono la più significativa conquista della nuova Europa nata dalle ceneri della seconda guerra mondiale.
“Queste conquiste rischiano oggi di andare perdute, cancellate dal possibile collasso dell’intera impalcatura europea”, scrive Paolo De Luca – un lungo passato da inviato in Rai, poi anche come corrispondente da Bruxelles – nel suo ultimo libro, “Il vento dell’est, dispotismo e democrazia nell’era della globalizzazione”, Laruffa Editore. Il collasso dei partiti progressisti europei – iniziato trent’anni fa, all’indomani della dissoluzione dell’Unione Sovietica, è forse giunto oggi ad un punto di non ritorno. Il crollo del Muro di Berlino ha infatti provocato non solo la fine dei partiti comunisti europei ma anche la crisi ideologica e politica della sinistra riformista e negli anni successivi ha determinato la parallela crisi identitaria delle destre conservatrici e moderate, costrette quest’ultime, a cedere il passo alle destre estremiste e xenofobe.
L’onda lunga del populismo e del sovranismo si alimenta nell’enorme vuoto politico che si è creato negli ultimi 5 anni (non a caso gli anni successivi alla fine della Grande Crisi) in tutti i paesi europei, in seguito alla dissoluzione non solo di alcuni storici partiti tradizionali, ma di un intero sistema di potere che su quei partiti era fondato. “Siamo quindi di fronte ad una crisi ben più profonda ed estesa di quella che colpì l’Italia all’inizio degli anni 90 – scrive De Luca – perché quella di oggi ha una dimensione non solo italiana ed europea, ma in definitiva riguarda l’idea stessa di Occidente, i principi di democrazia rappresentativa e di libero mercato. È una crisi di sistema, dunque, che non si esaurirà nel giro di pochi mesi o anni”.
Lo scontro in atto in Europa e con particolare evidenza in Italia è fra due opposte idee di democrazia: quella liberale, che ci ha garantito 70 anni di pace, di libertà e di benessere, e la democrazia autoritaria o plebiscitaria, che trova le sue radici ideologiche in Jean-Jacques Rousseau, nell’assolutismo della presunta “volontà generale” che promana dal popolo e che è stata alla base non solo della dittatura giacobina ma dell’idea stessa di totalitarismo. Un’ideologia assolutistica che nega il pluralismo, annulla le minoranze, calpesta lo Stato di diritto, alimenta la cultura del sospetto e del “nemico”.
Il “vento dell’est” – la definizione è tratta da un discorso di Viktor Orbán del 2010 – è in definitiva il vento del nuovo dispotismo orientale che oggi si compiace nell’auto-definirsi “democrazia illiberale” e che trova crescenti consensi anche in Occidente.