Bruxelles – È stato acceso, interessante e accorato, il dibattito che ha avuto luogo al Parlamento europeo il 10 ottobre, organizzato dalla European Women Alliance (Ewa) nell’ambito del secondo Consiglio europeo delle donne (Weuco). Donne dalla politica, dai media e dall’industria – e qualche “coraggioso” uomo – hanno discusso, di fronte a una platea quasi interamente femminile, dei tanti aspetti e delle difficoltà delle donne nel mondo odierno, del ‘gender gap’ nel lavoro e nella famiglia, delle difficoltà legate ai cambiamenti della società.
Le partecipanti hanno anche approvato, nell’ambito dello Weuco, delle conclusioni che, in vista delle prossime elezioni europee, hanno l’obiettivo di appellarsi agli Stati membri perché rispettino l’uguaglianza di genere nelle liste elettorali e alle famiglie politiche europee affinché designino Spitzenkandidaten femminili, inserendo nel contempo la parità di genere nei programmi elettorali.
L’appello viene dalla constatazione, che Ewa ha sottolineato nel suo manifesto, della netta sotto-rappresentazione delle donne all’interno del processo decisionale europeo. “Nessuna donna è stata presidente della Commissione europea, del Consiglio europeo, della Banca centrale europea o dell’Eurogruppo” lamenta il manifesto.
“Otto dei ventotto commissari sono donne, – ha fatto presente la commissaria per i Trasporti Violeta Bulc – ma non ce ne è mai stata una presidente”.
È tempo per le donne di cambiare e “il loro impegno civico deve diventare il tratto distintivo della nostra identitá”, ha dichiarato la fondatrice e presidentessa di Ewa, Alessia Centioni nel corso del dibattito.
“Tutti pensano che un migliore futuro per l’Europa possa essere conseguito” grazie alla forte presenza di donne “nei ruoli più apicali a livello europeo”, ha aggiunto la fondatrice di Ewa Francesca Ratti, prima in assoluto ad aver occupato la posizione di segretario generale aggiunto dell’Assemblea di Strasburgo.
“Come gli uomini – ha aggiunto – non dobbiamo essere escluse della vita politica e sociale. I Trattati europei sono chiari su questo”, e quindi “non dobbiamo giustificare il fatto che il genere femminile deve avere un ruolo più importante nella società”, ha aggiunto l’eurodeputata socialista Christine Revault D’allonnes Bonnefoy.
“Negli stati europei solo il 27% dei ministri sono donne e hanno portafogli ‘soft’, non energia o infrastrutture”, ha fatto notare Virginjia Langbakk, direttrice dello European Institute for Gender Equality. “Le deputate sono il 36%, nelle banche i consigli esecutivi “sono costituiti per il 19% da donne mentre nelle aziende più grandi sono il 22%”, ha aggiunto. “Perché le donne non votano per le donne?”
“L’altra metà del cielo” deve passare ai fatti; il tempo delle chiacchiere è finito, hanno sottolineato le relatrici. Soprattutto è finito il tempo delle chiacchiere ornate di belle parole, all’insegna del politicamente corretto, con le buone maniere e la gentilezza che tradizionalmente contraddistingue il genere femminile. Così come deve finire l’epoca degli “Yes Sir”, detti per ottenere briciole di potere o fette di torta da qualche mano maschile “paterna” e compiacente – o magari galante.
“Sono qui per pregarvi di non essere delle brave ragazze, dobbiamo smettere di essere così carine e attraenti e provare invece a diventare presidenti ,pretendendo che il sistema attuale funzioni” ha sottolineato l’anchorwoman e attivista britannica Sandi Toksvig.
“Siate radicali – ha continuato con forza, con una retorica un po’ “jobsiana” – perché le donne devono essere coinvolte nel progetto europei sennò molte di loro ne saranno “disconnesse” e non voteranno per rimanere coinvolte”.
“A volte sembra che gli uomini dicano ‘tu sei una bambina e hai bisogno di un uomo come padre…’ Basta con questa atmosfera” ha dichiarato con convinzione l’eurodeputata Karima Delli. “Non sei mio padre e non ho bisogno di paternalismo”, concludendo il suo acceso intervento.
Oltre a far sentire la propria voce, è l’atteggiamento di fondo che deve cambiare, ha fatto notare Bonnefoy. “Agiamo come una minoranza, quando rappresentiamo il 53% della popolazione del mondo!”
Il cambiamento deve attraversare la vita politica, quella sociale e quella economica, attraverso una presenza femminile sempre più ampia ad ogni livello di ogni ambito, anche quelli più tecnici, della vita sociale degli esseri umani.
“Abbiamo una nozione di leader che riguarda il genere (maschile), crediamo che le caratteristiche fondamentali siano l’assertività e la tendenza a dominare e il modo di ragionare razionale”, mentre “non devi necessariamente avere queste caratteristiche” per essere alla guida di qualcosa guida, ha fatto notare Langbakk.
Il metodo delle quote, per quanto fortemente osteggiato, è stato considerato dalla maggioranza delle relatrici come un buon inizio, seppur in una prospettiva di breve periodo. “il sistema delle quote ha dimostrato di essere di aiuto”, ha aggiunto Langbakk, ma deve essere “una misura temporanea”
“E’ molto interessante sapere che le donne sono contro le quote” ha polemizzato l’eurodeputata Helga Stevens, ricordando che “spesso dimenticano che è più probabile arrivare a determinate posizioni proprio grazie alle quote”.
Anche nel mondo dell’industria ci vogliono più donne, dato che “il successo dell’economia europea si basa sull’utilizzo pieno di entrambi i generi.” Eppure, “c’è solo il 30% di imprenditrici donne in Europa”, ha lamentato la commissaria per il Mercato Interno Elzbieta Bienkovska.
Tutto questo avviene anche perché “le donne possono avere poca autostima, basso approccio al rischio, difficile accesso ai finanziamenti” oltre a “soffrire gli stereotipi vigenti” ha aggiunto la commissaria.
Tra tutti i settori dell’economia, un posto fondamentale va al mondo digitale. “Avere una nuova capacità di fronteggiare le sfide della new economy è molto importante, questo permetterà alle donne di avere un migliore equilibrio tra la famiglia e il lavoro” ha detto l’eurodeputata S&D Mercedes Bresso.
E’ fondamentale “cambiare la conversazione riguardo le donne al lavoro con l’educazione e il training Stem (acronimo di Science, Technology, Engineering and Mathematics)”, ha precisato la leader di Wall Street Monica Mandelli.
E ancora, molte delle relatrici hanno parlato del problema, drammatico, della mancata parità di salario, che affligge ancora la maggior parte dei settori di impiego. Ci vuole lo “stesso salario per un lavoro di uguale valore, questo è un fondamentale diritto umano”, ha fatto presente l’europarlamentare dei socialdemocratici (S&D) Theresa Griffin.
Infine, si è parlato anche di figli, mariti e famiglie, del ritorno – soprattutto laddove stanno facendo la loro comparsa i populismi – dell’idea di famiglia tradizionale come l’unica possibile e l’unica giusta, con tutte le conseguenze che questo comporta.
“La società vuole che le donne stiano ancora a casa” ma “il focus deve essere anche sugli uomini per insegnare loro i benefici dell’uguaglianza. Ci sono molti uomini che vogliono stare a casa coi figli ma non possono perché sono rinchiusi in questo tipo di società – perché così tante donne prendono congedi di maternità”, ha fatto presente Stevens.
Sia come sia, l’importante, d’ora in avanti, è far sentire la voce delle donne e degli uomini che la pensano come loro .
“Siate audaci, all’avanguardia del cambiamento, fate rumore, fate la storia, siate fastidiose” e “non pensiate che l’Unione cambierà da sola, fatelo succedere non solo per le nostre figlie ma anche per i nostri figli perché l’uguaglianza è meglio per tutti”, ha concluso Toksvig.