Bruxelles – “Il difficile è venuto dopo, tutte le volte che ha replicato la sua prima volta giurando a sé stessa che fosse l’ultima”. In una riga il malessere di Fiamma, personaggio narrativo neanche troppo inventato, perché di Fiamma ce ne sono tante in giro per l’Europa, un’Europa però poco attenta alle tante storie di quotidiana difficoltà umana. Mangiafuoco, il romanzo d’esordio di Dana Neri, scrittrice italiana trapiantata a Londra, è più di un esercizio letterario. E’ un’opera che accende i riflettori su un male ancora troppo sottovalutato, quello della bulimia.
Fiamma è una donna provata e consumata dalla sofferenza. Una madre distante, un padre che non c’è più, un amore tormentato, la paura e la certezza della solitudine. Il tentativo di ricercare nel cibo quella dolcezza mai provata. E l’inizio di nuovo incubo, l’ingresso in un vortice da cui non si esce. Alle fine Fiamma “non ricorda esattamente il perché e il come avesse cominciato ad ingurgitare una quantità indicibile di cibi, uno dietro l’altro, senza sosta, ma ricorda perfettamente la sensazione spiacevole della pancia troppo piena, alla fine”. Ricorda “lo stomaco gonfio e dolorante, teso come un palloncino sul punto di scoppiare. E ricorda quel preciso istante. L’inizio di tutto”.
Uscito a marzo di quest’anno e promosso al salone del libro di Torino, Mangiafuoco è pronto alla conquista del pubblico internazionale. Mutatum Publishing, casa editrice italiana con sede a Londra, ha stampato il libro in lingua italiana e in lingua inglese. Una scommessa nel senso vero del termine, visto che il romanzo di Dana Neri è il primo in assoluto edito da Mutatum, che punta a farsi strada con una storia che affronta un tema esistente eppure ancora molto latente. Perché la bulimia c’è, ma non si vede. E’ uno dei vari disturbi alimentari che affligge una certe parte della popolazione mondiale. A differenza di disturbi quali l’anoressia, la bulimia – l’atto di ingurgitare cibo in maniera compulsiva – non risulta evidente. Non necessariamente si acquista peso, e dunque a occhio nudo non è riscontrabile.
“Molti casi di disturbi alimentari non vengono rilevati e non vengono trattati”, mette nero su bianco un studio in materia pubblicato su Lancet. Eppure solo negli Stati Uniti si contano 30 milioni di persone con disturbi alimentari di vario tipo, bulimia compresa. Una piaga socio-economica, visto che il trattamento ospedaliero di un disturbo alimentare varia da 500 a 2000 dollari al giorno. Inoltre, secondo Eating Disorder Coalition, l’organizzazione impegnata a promuovere il riconoscimento federale dei disordini alimentari come priorità di salute, ogni 62 ore una persona muore a causa di conseguenze dirette da disturbi alimentari. Praticamente i disturbi alimentari hanno il più alto tasso di mortalità di qualsiasi malattia mentale.
Mangiafuoco, già venduto negli Stati Uniti e in Canada, trova dunque nei lettori nordamericani un pubblico sensibile al tema.
In Europa dati così capillari non ve ne sono. Nel migliore dei casi vi sono stime, ma alcuni Stati membri dell’Ue – come il caso del Belgio – neppure quelle. I tentativi di stimare le dimensioni e il costo dei disturbi alimentari in Europa “hanno gravemente sottovalutato il problema”, secondo i ricercatori, poiché non venivano contati i più comuni disturbi alimentari (disturbo da alimentazione incontrollata e disturbi alimentari non altrimenti specificati), e le risorse chiave, il costo della perdita di produttività delle famiglie, e costi indiretti a causa della ridotta durata della vita e della salute non sono stati inclusi.
Le cifre disponibili, comunque prudenziali, suggeriscono che in Europa soffrono di disturbi alimentari 20 milioni di persone (circa tre milioni solo in Italia, secondo il ministero della Sanità), per un costo stimato attorno ai mille miliardi di euro l’anno tra oneri finanziari (circa 249 miliardi di euro) e costi della malattia (circa 763 miliardi di euro). Numeri allarmanti, di fronte ai quali l’Unione europea e i suoi Stati membri restano a guardare. Non esiste alcun piano strategico dell’Ue per la ricerca in questo settore, e i finanziamenti a sostegno dello studio dei disordini alimentari restano insufficienti. Qualcosa si muove, come dimostra lo stanziamento di risorse comunitarie per lo sviluppo di tecnologie intelligenti di prevenzione, ma più in generale l’Ue dovrebbe riconoscere i disturbi alimentari una priorità, così da permettere finanziamenti adeguati per gli sforzi di ricerca su vasta scala e lo sviluppo di capacità.
“Fiamma se la ricorda bene, la sua prima volta”. Dana Neri la condivide, assieme alla sua storia al grande pubblico, soprattutto quello europeo, facendo di Mangiafuoco una richiesta di aiuto delle tante Fiamma che silenziosamente, ogni giorno, combattono i propri mostri interiori all’insaputa di tutti.