Bruxelles – Italia ed Europa devono fare attenzione al Sahel. La fascia africana è il vero test per la sicurezza regionale, continentale, internazionale. “Il Sahel è la fascia di movimenti migratori, terroristici e di foreign fighters”, i combattenti stranieri che alimentano le fila delle organizzazioni terrostiche arrivando da un Paese diverso da quello in cui operano. E’ in sostanza un’area dove convergono interessi diversi, e tutti potenzialmente dirompenti, avverte il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri. Ascoltato in commissione speciale Terrorismo, il militare ha ribadito che il Sahel “è la fascia dove appare più forte la trasformazione delle minaccia terroristica, per la sconfitta territoriale di Daesh”, l’organizzazione terroristica attiva in Medio Oriente e in Nord Africa.
Il Sahel è una vasta area che corre da est a ovest del continente africano, e che comprende 14 Paesi (Senegal, Mauritania, Mali, Burkina Faso, Algeria, Niger, Nigeria, Ciad, Sudan, Sud Sudan, Eritrea, Camerun, Repubblica centrafricana ed Etiopia). L’attività anti-terroristica richiede quindi un’intesa attività non solo di intelligence, ma soprattutto politica e diplomatica. L’Ue dovrà creare con tutti questi Paesi canali di cooperazione e collaborazione per prevenire e spezzare le minacce messe in luce da Nistri. “La radicalizzazione dei lupi solitari è il vero problema” quando si parla di terrorismo, mette in guarda il capo dei carabinieri. In quanto persone singole e isolate, risulta difficile individuarle e agire in via preventiva. Qui si rende necessaria una riflessione per capire come circoscrivere i rischi potenziali.