Bruxelles – Mentre la politica discute, provoca, confonde, sull’Europa, i giovani provano a formulare soluzioni concrete per il suo rilancio. Le tre migliori proposte uscite vincitrici dal concorso dello IAI – che sfidava gli under 25 a scrivere in un saggio la loro idea d’Europa – saranno premiate e discusse all’evento finale di mercoledì 10 ottobre, presentato da Costantino Della Gherardesca.
Ad ascoltare e commentare le idee dei primi tre classificati – nell’ordine, Virginia Volpi, Sara Candido e Giovanni Santambrogio – saranno personaggi del mondo culturale, sportivo, economico e istituzionale: tra gli altri, il giornalista e scrittore Roberto Cotroneo, la campionessa europea di nuoto Margherita Panziera, l’europarlamentare Elly Schlein, gli attori Giorgio Marchesi e Irene Grazioli.
Sul palco di Roma Eventi, i ragazzi avranno l’opportunità di confrontarsi con i relatori e con il pubblico, anche replicando alle osservazioni, in un vero dibattito sul futuro dell’Europa.
Interverranno, con un video-messaggio, anche l’Alta rappresentante per la Politica estera dell’Ue Federica Mogherini, la leader di +Europa Emma Bonino, il giovane matematico e vincitore della medaglia Fields Alessio Figalli, la fiorettista Elisa Di Francisca, l’attrice Anna Foglietta e l’Altiero Spinelli della Tv Vinicio Marchioni.
Inaugurato quest’anno dall’Istituto Affari Internazionali, il Premio IAI è nato soprattutto con lo scopo di coinvolgere attivamente, con progetti concreti, ragazze e ragazzi nelle scelte di politica internazionale. Per il suo valore, l’iniziativa è stata onorata della Medaglia di Rappresentanza del presidente della Repubblica.
Virginia, classe 1996, propone di introdurre nelle scuole un’ora di educazione civica europea, “per insegnare, ad esempio, che tra Consiglio e Consiglio europeo non è solo l’aggettivo a fare la differenza”. Difende l’idea che a presiedere la Commissione sia il leader del partito più votato alle elezioni, sostiene la necessità di partiti e movimenti transnazionali e quella di organi di informazione che veicolino notizie sull’Ue più accurate e comprensibili.
Sara, che è del ’93, chiede piuttosto che le risorse europee siano distribuite uniformemente in ogni angolo dell’Unione – specialmente quelli che rischiano di essere dimenticati, come la sua Calabria – e che l’Europa incoraggi i giovani a “restare” in quei luoghi, che sono tutte porzioni di cultura europea. Giovanni, coetaneo, nato quasi insieme al Trattato di Maastricht, sostiene che l’Ue abbia erroneamente ritenuto la crisi politica una conseguenza di quella economica, sbagliando così anche le misure per risolverla. Per l’Europa ha un piano basato su sei principi, tra cui la non aggressività in politica internazionale, la giustizia sociale, lo sviluppo sostenibile.
Ragazze e ragazzi da tutta Italia provano a formulare soluzioni concrete per il suo rilancio. I vincitori del Premio IAI – e con loro gli altri partecipanti – sono nati europei e non contemplano l’ipotesi di cercare rimedi al di fuori dell’Europa. Considerano anzi strano sentirsi definire “solo” italiani, negli slogan di alcune forze politiche.
Studenti e neolaureati, tutti tra i 20 e i 25 anni, questi giovani hanno viaggiato, fatto volontariato, sono stati in Erasmus. Non solo conoscono l’Unione europea perché ci sono cresciuti, ma gran parte di loro – laureandi in scienze politiche e relazioni internazionali – l’hanno studiata, assimilandone i meccanismi anche più di chi sull’Europa si esprime con dichiarazioni quotidiane. Proprio per questo non ne trascurano i problemi, gli errori, anzi rendendosi conto della necessità di costruire un’opinione pubblica europea.
I primi tre classificati, nell’ordine:
Virginia Volpi. Pisana, voleva fare l’etologa, poi l’enologa. La passione per animali e vino resiste, l’interesse di studio è virato sull’Europa: Scienze Politiche a Pisa e un Erasmus a SciencesPo Strasburgo che ha rafforzato le competenze di Diritto dell’Ue. Ha festeggiato i 22 anni coordinando la logistica alla Summer School della Scuola di Politiche, dove è stata ammessa nel 2015. Le piace scrivere di politica e cronaca.
Sara Candido. Nata nel 1993 a Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, ha studiato economia alla Luiss di Roma, dove ora si sta specializzando in Corporate Finance. Spiega di avere sempre vissuto da “novella pendolare”: in autobus dalla campagna al paese, quando era piccola, dalla Calabria a Roma per l’università e poi dall’Italia al Canada per uno scambio. Ama scrivere e soprattutto farsi sempre domande.
Giovanni Santambrogio. Nato a Perugia nel 1993, si è laureato all’Università degli Studi di Milano in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee, ed è iscritto al secondo anno di Scienze Internazionali e Diplomatiche dell’Università di Bologna. Ha pubblicato “Leaving the Euro: a Feasible option for Italy?” per il Centro Studi Europei di Salerno e “Brazil and South American Regionalism” per la rivista brasiliana Poder e Cultura.
Estratti dai saggi
Virginia Volpi
Unione di stati ma non di intenti Se si rompe la comune visione europea
“Cosa è per me l’Europa? […] È il mio argomento di tesi, anche se non so quando arriverà la laurea. […] È il complesso esame di Diritto dell’Unione europea. […] È la notte del 23 giugno 2016, quando il Regno Unito oscillava tra il leave e il remain. […] È la tesina di maturità su ‘Charlie Hebdo e la libertà di espressione’ e il successivo interrail in Ungheria, Austria, Repubblica ceca e Germania, mentre Orban innalzava muri.”
“Sette Istituzioni europee, ventotto Stati membri, due Trattati; una Carta dei diritti fondamentali di pari valore giuridico, che ingloba e rafforza la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.”
“Lo scopo fondante e fondativo si è realizzato: guerre sull’arena europea non ce ne sono più state. Morti sulla rena europea purtroppo sì: 34.361 è il parziale spaventoso bilancio degli identificati dal 1993 ad oggi. E qui l’obbligo morale impone di chiedersi: cosa è andato storto?”
“Che cosa si è rotto”? Si è rotta la visione comune: gli obiettivi dei singoli Stati europei non corrispondono più a quelli dell’Europa unita.”
“le discussioni sono rimaste parziali e ancorate ai confini nazionali; i quotidiani stessi, spesso, riportano le notizie europee in maniera confusa.”
Che fare? “Ora più che mai sono necessari partiti e movimenti che rompano le barriere nazionali […] solo così potrà esserci una condivisione di idee, di interessi e una vera solidarietà tra i popoli dell’Europa”
“Creare un quotidiano […] che veicoli la corretta informazione europea e comunichi l’attività dell’Unione, avvicinandola e rendendola comprensibile all’opinione pubblica, che diverrà pian piano europea”
“Introdurre nelle scuole l’ora di educazione civica europea, e formare i cittadini europei partendo dalle superiori.”
“Non ci sarà pace in Europa se gli Stati verranno ricostituiti sulla base della sovranità nazionale […] gli Stati europei sono troppo piccoli per garantire ai loro popoli la necessaria prosperità e lo sviluppo sociale. Le nazioni europee dovranno riunirsi in una federazione”. Jean Monnet lo aveva capito nel 1943.
Virginia parla di un’Unione di Stati ma non di intenti. Cosa fare se si rompe la visione comune europea? Come è possibile ricostruirla?
Sara Candido
Più anime vivono l’Europa
“C’era una volta l’Europa” verrebbe da dire. Il sogno europeo appare come un sogno spaccato.”
“Mi ritrovo italiana nel 2018. Di nuovo. Non più Europea. Sono testimone di moltissime spaccature. Il problema dei profughi; l’interminabile ascesa dei nazionalismi; la chiusura delle frontiere e la minaccia dell’uscita del Regno Unito dall’UE.”
“Io credo in un’idea di Europa unita. […] Unita non vuol dire standardizzata e annichilita. Il nostro continente storicamente, morfologicamente, culturalmente, economicamente presenta migliaia di sfaccettature e aspetti diversi. Queste differenze devono essere i ponti che saneranno le distanze.”
“Una ferita dalla quale sgorga molto sangue per me è rappresentato dall’abbandono dei luoghi. Sono italiana, e vengo dalla Calabria. La mia speranza consiste in una regione che nutre un sentimento più vasto, più familiare col mondo e con lo scambio, più rivolto verso l’alto. E l’altro.”
“La Calabria, come tante regioni del nostro Continente, è stata teatro di continue e, a volte, violente migrazioni. Sono le migrazioni di ieri e di oggi che ricordano a tutti noi le fatiche degli uomini e delle donne deradicati dai loro paesi e lo spaesamento che tocca tutti i sensi, i gesti, i riti.”
“La conseguenza più terribile di tutto questo è non solo la potenziale perdita della cultura e della memoria dei luoghi da parte di chi è costretto a lasciarli, ma anche un costante e perpetuo impoverimento di una porzione di cultura europea.”
“Le rovine e le macerie, ad occhi poco attenti non luoghi, in realtà sono vive. Vive perché direttamente connesse con la memoria […]. Conservatrici del “genius loci” che è parte integrante del processo di arricchimento e della prospettiva di scambio culturale che l’Europa dovrebbe perseguire.”
“Sogno un’Europa dove i luoghi dell’abbandono riprendano vita nelle mani di giovani Europei. Luoghi che da paesi disabitati diventano centri nevralgici di riscoperta, di scambio e di accoglienza. Luoghi in cui viene immaginata la vita. Di nuovo.”
“A tale proposito è utile menzionare il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, istituito “per consolidare la coesione economica e sociale dell’Unione europea correggendo gli squilibri fra le regioni”.
Sara propone di ripartire dal territorio, ed in particolare dal recupero del genius loci nei territori “dimenticati” dell’Europa. Che ruolo può avere il territorio nella ricomposizione del sogno europeo?
Giovanni Santambrogio
Che cosa significa per te l’Europa?
“Sono nato il 30 maggio 1993, l’Europa per me significa normalità.”
“Do per scontato la pace, perché non conosco la guerra; do per scontato il cibo in tavola, perché non conosco la fame; do per scontato democrazia e prosperità, perché non conosco totalitarismi e miseria …”
“Tuttavia, l’Europa e l’Unione europea si trovano oggi in pessimo stato.”
“In molti credono che la crisi economica, peraltro non originatasi in Europa, sia la causa della crisi politica in cui versa l’Unione ed in particolare l’Eurozona. Mi trovo in disaccordo. […] L’Unione necessitava un ripensamento del proprio funzionamento, e forse della propria ragion d’essere, ben prima del 2008.”
“Durante gli anni della crisi, l’Unione ha senza dubbio commesso errori di metodo nel tentativo di risolverla. Le politiche di austerity attuate in risposta alla crisi economica non hanno funzionato.”
“L’errore maggiore è stato di carattere concettuale, nella definizione stessa, e quindi nell’interpretazione, della crisi solo attraverso una lente strettamente economica. Si è così favorito quel meccanismo che ha portato all’ascesa dei movimenti nazionalisti ed euroscettici…”
“L’Unione ha sbagliato: ha fallito nel darsi una nuova ragion d’essere quando la precedente, gradualmente, veniva meno; non è stata capace di reinventarsi adattandosi ai cambiamenti che l’hanno circondata.”
“Quale può dunque essere la nuova narrativa europea?”
“l’UE dovrebbe ergersi a protettore, al suo interno, e promotore, al suo esterno, di un particolare modello di democrazia, vocato alla partecipazione, alla giustizia sociale, ad una più equa redistribuzione delle risorse e ad una particolare attenzione ai diritti sociali.”
“Un modello articolato in sei principi: i) difesa della pace; ii) non aggressività in politica internazionale; iii) giustizia sociale; iv) promozione dei diritti civili; v) redistribuzione delle risorse e sostenibilità per l’ambiente; vi) partecipazione, intesa anche come non- esclusione ovvero riconoscimento delle diversità.”
Giovanni sostiene che la crisi politica abbia preceduto quella economica, portando ad un errore concettuale nella definizione della crisi stessa e quindi anche alle azioni proposte per risolverla. Da dove può partire una nuova narrativa concettuale e politica, e su quali principi fondamentali dovrebbe basarsi?