Bruxelles – A quasi 70 anni dalla nascita dell’Alleanza atlantica, e nonostante gli equilibri mondiali siano non poco cambiati, al termine della prima giornata della ministeriale Nato a Bruxelles si ha l’impressione che la principale ragion d’essere dell’alleanza sia rimasta invariata.
Se parlare di un clima da “Guerra Fredda” è forse eccessivo, certo è che le preoccupazioni della Nato nei confronti del presunto nuovo sistema missilistico russo, il fermo e recente supporto atlantico alla Georgia e l’enfasi conferita al Mar Nero – un tempo un “lago sovietico” – per la sua “importanza strategica” per i Paesi del Patto non sono proprio rassicuranti.
A seguito della diffusione di dati di intelligence statunitensi, che svelano il presunto dispiegamento russo del sistema missilistico 9M729 – che permetterebbe a Mosca di colpire i Paesi Nato in tempi molto rapidi – il Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato il 3 ottobre che la cosa verrà presa “molto seriamente” dall’Alleanza.
Secondo Stoltenberg, il sistema russo apparterrebbe a una categoria vietata dal Trattato sulle forze nucleari a medio raggio (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty o Inf) che mette al bando tutti i missili nucleari a gittata intermedia, e che nel 1987 – quando fu stipulato – fece tirare un sospiro di sollievo alle parti coinvolte nella vicenda degli euromissili.
“Siamo molto seri quando chiediamo alla Russia di attenersi a questo trattato” ha detto Stoltenberg ai giornalisti. La Russia “deve rispondere a diverse domande. Mi aspetto che si affronti questo tema e che si arrivi al pieno e trasparente rispetto del trattato”, ha sottolineato il Segretario, aggiungendo che la questione verrà affrontata nel dettaglio domani, durante la seconda giornata della ministeriale.
Mosca ha respinto le accuse, dichiarando di essersi scrupolosamente attenuta agli obblighi derivanti dal trattato Inf. E, attraverso le parole del ministro degli Esteri, ha anzi contrattaccato, accusando gli Stati Uniti di aver dispiegato nella “propria” base polacca e in quella rumena un’installazione per il lancio dei missili Tomahawk, anch’essi vietati dal trattato Inf.
Poi c’è la questione della Georgia. In ballo, ufficialmente, è in atto la cooperazione tra l’Alleanza e lo Tbilisi, che il Segretario definisce “profonda” e di grande portata in vista “delle ambizioni della Georgia di aderire all’Alleanza” e delle esercitazioni congiunte previste per il futuro.
Durante il meeting Stoltenberg ha spiegato che si è parlato “dell’attuazione del pacchetto sostanziale Nato-Georgia e dei preparativi per l’esercitazione del prossimo marzo”. Di fatto, oltre a confinare con la Russia, la Georgia ha un conflitto congelato in corso con Mosca per le regioni dell’Abkhazia e l’Ossezia meridionale, che sono sotto il controllo e la protezione russa.
Infine, c’è la questione del Mar Nero, la cui sicurezza verrà discussa, ha spiegato Stoltenberg, per l”importanza strategica” dell’area. Ultimamente, la Nato ha rilevato un aumento della presenza russa nel Mar Nero, legata alla creazione di forze nella Crimea occupata. Per Mosca, la presenza nel Mar Nero implica la destabilizzazione dell’Ucraina e la possibilità di ambire al di la dei confini del Mare, spingendosi un po’ di più verso l’Europa.