Bruxelles – L’avvio di ieri della conferenza dei conservatori britannici a Birmingham non è stato dei migliori, date le profonde divisioni in merito alla Brexit. Divisioni che hanno portato i conservatori ad una paralisi, bloccando la possibilità di trovare una comune posizione interna sull’accordo per l’uscita dall’Unione europea.
La premier Theresa May si è rivolta ieri ai Tories affinché sostengano il Chequers Plan. “Io credo nella Brexit, ma ancora di più credo nella necessità di uscire dall’Ue con un accordo che rispetti il voto popolare, che tuteli i posti di lavoro, e che consenta al Regno Unito di trarre il massimo vantaggio dall’uscita”, ha affermato May alla Bbc.
Dopo il “no” dell’Unione ricevuto a Salisburgo sull’accordo, la premier è indebolita e non aiutano neanche gli attacchi subiti dall’ex ministro degli Esteri Boris Johnson, che ormai non nasconde di voler prendere il suo posto a Downing Street. Johnson ha infatti definito “ridicole” le proposte avanzate da May, compreso il mantenimento di una stretta relazione commerciale con l’Unione europea attraverso regole condivise, auspicando invece una ‘hard Brexit’ senza compromessi. “Io ho fatto una vera e propria campagna per la Brexit, ho lottato e ci credo davvero al contrario di May, e quello che sta accadendo ora non è ciò che era stato promesso alla gente nel 2016”, ha sottolineato Johnson.
Intanto il cancelliere Philip Hammond ha criticato duramente Johnson prendendo le difese della premier, dicendo che non può fare “politica da grande” e che non si aspetti di diventare primo ministro. May invece rischia di aumentare le tensioni interne al partito, dimostrando di escludere ulteriori compromessi al Chequers Plan in vista di un accordo finale.
Jeremy Hunt, segretario di stato per gli Affari Esteri, ha lanciato un attacco nei confronti delle strategie negoziali seguite a Bruxelles. “Sembrerebbe che l’Ue voglia punire uno stato membro per il solo fatto di voler uscire”, ha affermato, “ma la storia insegna. Così, se rendi l’Unione una sorta di prigione, il desiderio di uscirne non diminuirà, ma continuerà a crescere. E a quel punto non saremo gli unici prigionieri a voler scappare”. “Noi combatteremo, e vogliamo sottolineare che la Brexit non riguarda una vittoria o una sconfitta tra le due parti. L’Unione prospera solo se entrambi abbiamo successo, è ora di cambiare approccio in merito”, ha concluso.