Bruxelles – Aveva 94 anni Charles Aznavour, morto ieri a Mouriès, nelle Alpi Provenzali, dove era rientrato quest’estate dopo una caduta e la frattura ad un braccio che lo aveva costretto a interrompere il suo ultimo tour di concerti.
Aznavour, nato a Parigi ma di origini armene, era senza dubbio uno degli chansonnier francesi più amati e conosciuti al mondo, ma era anche attore e diplomatico, ambasciatore dell’Armenia in Svizzera. “Charles Aznavour era la Francia. Non quella di Edith Piaf – fatta di realismo, periferie e gente ai margini – né quella di Maurice Chevalier o Charles Trenet. Aznavour era la Francia internazionalista, terra di accoglienza, che sa insegnare ai figli della Repubblica i valori fondamentali, ma anche lo charme, il romanticismo sexy e una sorta di leggerezza ed equilibrio costante tra il nord introverso e il sud stravagante”, si legge oggi su Le Monde.
La sua carriera si è estesa per oltre settant’anni, quaranta dei quali caratterizzati da grandissimi successi; più di 1.400 le sue canzoni, migliaia i concerti in giro per il mondo. Un artista che ha lasciato il segno e le cui canzoni sopravvivono alla sua morte.
E la cui persona sopravvive nel ricordo delle persone che lo hanno incontrato come semplice uomo. “Ricordo di lui una cosa: nel 1969 ero all’aeroporto di Vienna che tornavo in Italia in occasione della morte di mio padre. Piangevo, ero triste, e questo signore mi si avvicinò passò non so quanto tempo accanto a me per consolarmi”, ci ha raccontato oggi un signore, oramai anziano, che di Aznavour ha solo questo ricordo, perché questo signore è sordo, e non ha mai potuto ascoltare la voce del grande artista.