Bruxelles – E’ la storia. E’ il mito. Come sempre. Più di sempre. «C’est l’Union qui sourit», è l’Union che sorride, che sorride come non mai. L’Union Saint-Gilloise surclassa l’Anderlecht con un perentorio 3-0, in una serata destinata agli annali del calcio del regno. I signori del pallone di una volta contro i signori del calcio di oggi, per un mondo finalmente nuovamente capovolto.
E’ l’appuntamento tanto atteso, quello che mancava dal 17 marzo 1973. Le due compagini non si incontravano da tanto, da quando la lenta decadenza gialloblu dell’Union terminò con una retrocessione da una massima serie che il Saint-Gilles non ha più conosciuto da allora. Da allora sinonimo di calcio belga è Anderlecht, il cui mito è stato costruito sulla scia di quello dell’Union.
Si racconta che Constant Vanden Sstock, l’uomo che volle fare grande l’Anderlecht e che riuscì della squadra quel fenomeno sportivo che è oggi, avesse un ufficio disadorno, senza gagliardetti del suo team, senza nessuno dei trofei vinti fino a quel momento. Si racconta che avesse solo una foto, attaccata sul muro sopra la sua scrivania. Una foto sbiadita dell’Union Saint Gilloise, di quella formazione capace di restare imbattuta per 60 incontri ufficiali tra il gennaio 1933 e il febbraio 1935. Voleva andare oltre quel mito, Vanden Stock, e fece grande lo Sporting club (con lui al timone 10 campionati nazionali, 2 coppe delle coppe, 2 supercoppe europee, 1 coppa Uefa e due finali europee perse).
Oggi, nello stadio dell’Anderlecht che di Vanden Stock porta il nome, l’Union sovverte gli ordini del calcio come solo l’Union poteva fare, riportando per una notte il calcio nazionale al suo corso naturale. Annichilisce gli avversari con un sonoro 0-3, come mai successo prima negli incontri contro i bianco-malva. E’ il mito dell’Union che ritorna e che offusca il mito Anderlecht.
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C’est l’Union l’éternelle merveille, è l’Unione l’eterna meraviglia, e come vuole la tradizione, domina tutto di puro splendore. I tanti campioni della squadra di casa si inchinano alle prodezze del campioncino unionista Youssuf Niakatè, venticinquenne attaccante franco-maliano capace di ribaltare ogni pronostico, autore dell’imponderabile. Tre gol (43°, 76°, 82°) per far rivivere al popolo di Saint-Gilles i tempi gloriosi che furono, e dare loro una notte che per molti resterà insonne.
E’ festa grande, grande come l’Union Saint-Gilloise. Uno stadio ammutolito quasi per intero, con il solo spicchio tutto esaurito dei sostenitori unionisti a cantare, gioire, sognare. Ma non è un sogno, anche se per qualcuno certamente lo sarà. E’ tutto vero. La realtà oltre l’immaginazione. Anche se ancora in seconda divisione l’Union è tornata, bella come sempre eppure più bella che mai. Si prende gli ottavi di finale di coppa del Belgio, si riprende una città, si riprende la storia. La sua storia.