Roma – Passo indietro dei Cinque stelle sull’Ungheria. I parlamentari nazionali, a differenza di quelli europei, non vedono violazioni evidenti allo stato di diritto nel paese di Viktor Orban e chiedono al Consiglio europeo una nuova verifica della situazione. Un modo per non votare in rottura con la Lega anche a livello nazionale, come già fatto a Strasburgo, creando un evidente empasse che avrebbe reso ingestibile la situazione al premier Giuseppe Conte. Dunque l’alchimia linguistica ha partorito un testo che chiede lo stop alle sanzioni verso l’Ungheria di Viktor Orban se il Consiglio europeo verifica che non esiste il rischio di violazione grave dei valori su cui si fonda l’Ue. E’ l’impegno chiesto al governo in una mozione firmata dai capigruppo M5s e Lega, Francesco D’Uva e Riccardo Molinari, approvata oggi in aula alla Camera, con il parere favorevole del governo, con 273 sì e 234 no. Bocciate col parere contrario dell’esecutivo le altre mozioni: quella di Delrio (Pd), quella di Fdi e quella di Fi.
Il documento approvato dall’assemblea di Montecitorio è il frutto di una sintesi trovata dalla maggioranza gialloverde su un tema che al Parlamento europeo il 12 settembre scorso aveva diviso M5s e Lega: di qua il Carroccio contrario alla risoluzione (approvata con 448 voti a favore, 197 contrari e 48 astenuti) che invitava il Consiglio europeo a constatare, a norma dell’articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull’Unione europea, l’esistenza di un evidente rischio di violazione grave da parte dell’Ungheria dei valori su cui si fonda l’Unione; di là M5s a favore come la maggioranza dell’assemblea plenaria di Strasburgo.
La mozione-sintesi passata oggi “impegna il governo ad attivarsi affinché il Consiglio dell’Unione europea accerti che i motivi che si ritiene siano all’origine della procedura di cui all’articolo 7, paragrafo 1, del Tue nei confronti dell’Ungheria non siano venuti meno e, nel caso non fossero più validi, affinché sia chiusa celermente la procedura stessa, in quanto infondata”. Una sintesi che però non sembra aver convinto tutti visto che è stata approvata con soli 29 voti di scarto: alla maggioranza M5s-Lega, che viaggia su quota 346 deputati, sono mancati infatti ben 73 voti.
“Delrio – ha detto durante le dichiarazioni di voto il deputato della Lega Marco Maggioni – voleva tentare di metterci in difficoltà ma non ci è riuscito: abbiamo trovato una sintesi sul testo che soddisfa M5s e Lega. La mozione Delrio è strumentale perché M5s e Lega hanno ribadito l’importanza dell’articolo 2 del Trattato ma anche la sovranità e l’indipendenza degli stati membri”.
“Crediamo che l’attivazione dell’articolo 7 – ha proseguito Maggioni – è una procedura che rischia di innescare pericolosi precedenti perché nel ribadire i contenuti dell’articolo 2 del trattato è chiaro che con l’articolo 7 si rischia di entrare nella vita democratica dei paesi membri. Polonia e Ungheria hanno fatto modifiche costituzionali con un governo democraticamente eletto. In democrazia il popolo vota, i contenuti dell’articolo 2 del trattato non possiamo tirarli in ballo a seconda delle convenienze”.
L’articolo 2 del Trattato dell’Unione europea, inserito nelle premesse della mozione M5s-Lega approvata, “indica lo stato di diritto quale pilastro su cui si fonda l’Unione, insieme al rispetto della dignità umana, alla libertà, alla democrazia, all’uguaglianza, al rispetto dei diritti umani, comprese le persone appartenenti a minoranze. Nel complesso questi valori costituiscono il fondamento dei diritti di cui godono quanti vivono nell’Ue”.
Per Rosalba De Giorgi, deputata M5s intervenuta in dichiarazioni di voto, “il rispetto della dignità umana e dello stato di diritto deve essere comune a tutti gli stati membri: se uno solo di questi diritti viene violato a trovarsi in pericolo è l’intera Unione. Arrivano segnali inquietanti da certe aree geografiche, si fanno largo frange politiche estremiste e questo non depone per la stabilità dell’Ue che di tutto ha bisogno tranne che di incertezza. Orban non ha voluto collaborare con l’Italia nella gestione dei flussi migratori, ma lo stesso atteggiamento c’è stato da Merkel e Macron. E agli ipocriti che attaccano Orban ricordiamo che siede nello stesso gruppo della Merkel al Parlamento europeo”.
L’approvazione della procedura dell’articolo 7, ha concluso, “non può essere ignorata quindi l’Ue deve vigilare affinché non siano violati i diritti fondamentali. A fronte di simili sospetti è doveroso procedere a una verifica potendo contare sulla collaborazione delle autorità ungheresi per eliminare qualsivoglia atto di grave violazione della dignità umana”.
“Perché i deputati M5s non si fidano più del voto espresso dai loro colleghi nel Parlamento europeo contro le politiche del premier ungherese Orban? Cos’è cambiato dal 12 settembre? Qual è la vera motivazione di questa clamorosa retromarcia con cui si allineano alle posizioni della Lega?”, si domanda il capogruppo del Pd in commissione Politiche europee, Piero De Luca, intervenendo in Aula. “La verità è semplice: politicamente e culturalmente quando si parla di diritti e valori fondanti la vita democratica, M5s è pienamente allineato al pensiero di Salvini. In questo quadro, il Pd è dall’altra parte. Noi siamo convintamente all’opposizione in Parlamento e nel Paese rispetto alla loro cultura ed impostazione politica. Senza sé e senza ma”.
“L’Italia – aggiunge De Luca – è uno dei sei Paesi fondatori di un progetto di integrazione sociale e di un’Unione politica che ha ottenuto il premio Nobel per la pace nel 2012. La Patria di Einaudi, Spinelli e De Gasperi. Sede della firma dei Trattati istitutivi di Roma del 1957. Non merita un voto in Consiglio europeo che può segnare e macchiare la nostra storia e la nostra forte cultura democratica”.
Dura l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini. “State isolando l’Italia, portandola verso il gruppo di Visegrad. Il nostro voto non é contro l’Ungheria, un Paese che ha sofferto decenni di dittatura comunista” dice la deputata di LeU ed ex presidente della Camera Laura Boldrini alla Camera nel dibattito sulle mozioni sull’applicazione della condanna di Budapest da parte del Parlamento Ue. Boldrini appoggia la decisione di Strasburgo, il gruppo di Fratelli d’Italia in particolare contesta e rumoreggia, specie al passaggio sul passato comunista dell’Ungheria. “Gli ungheresi hanno scelto liberamente il premier Viktor Orban – risponde la leader di Fdi Giorgia Meloni -. Boldrini non vuole consentire questo, ‘colpirne uno per educarne cento’ lo abbiamo già sentito e non era proprio democrazia…”, riferimento a uno slogan delle Brigate Rosse. “Si nasconde dietro la difesa della libertà un’aggressione politica e ideologica all’Ungheria”, ha detto ancora Meloni.