Bruxelles – Nonostante l’atteggiamento ostruzionistico del presidente statunitense Donald Trump, l’Unione europea non arretra e, spalleggiata da Russia e Cina, andrà avanti nei suoi rapporti commerciali con Teheran, in barba alle sanzioni che Washington ha imposto al Paese.
Nel corso dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 26 settembre, un ruolo di primo piano è stato svolto dal capo della diplomazia europea Federica Mogherini. Seduta al fianco del ministro degli esteri iraniano Javad Zarif, l’alta rappresentante per la politica Estera e di Sicurezza Ue ha fatto presente che “gli Stati membri dell’Ue istituiranno un’entità legale (lo Special Purpose Vehicle o Spv) per facilitare transazioni finanziarie legittime con l’Iran”.
Questo, ha proseguito Mogherini, “consentirà alle compagnie europee di continuare a commerciare con l’Iran in conformità con la legislazione dell’Ue” e il meccanismo potrà essere “aperto ad altri partner del mondo”.
I dettagli dello Special Purpose Vehicle – meccanismo che garantirà a chi vi aderisce, tra le altre cose, anche la possibilità di continuare a comprare il petrolio da Teharan, aggirando le sanzioni statunitensi – verranno discussi a livello tecnico entro breve tempo, ha aggiunto Mogherini.
Le dichiarazioni hanno incassato l’approvazione dei partecipanti all’accordo sul nucleare iraniano (i cosiddetti 5+1, ovvero Russia, Cina, Iran, Francia, Germania, e Regno Unito), che in una dichiarazione congiunta hanno affermato di essere “consapevoli dell’urgenza e della necessità di risultati tangibili”.
I 5+1, prosegue il documento, accolgono “con favore proposte pratiche per mantenere e sviluppare canali di pagamento, in particolare l’iniziativa di istituire uno Special Purpose Vehicle per facilitare i pagamenti relativi alle esportazioni dell’Iran (compreso il petrolio) e alle importazioni, che assisterà e rassicurerà gli operatori economici che perseguono affari legittimi con Teheran”.
Il gruppo di Paesi ha anche riconfermano il proprio impegno per “la piena attuazione dell’accordo”, sottolineando che l’Iran ha “continuato ad attuare pienamente i suoi obblighi” e si sono detti “determinati a proteggere la libertà dei loro operatori economici di perseguire legami commerciali legittimi con l’Iran”.
Sembra un mondo di alleanze alla rovescia, quello fuoriuscito dalle discussioni avvenute nel palazzo di Vetro. Un mondo nel quale, a prescindere dai diversi interessi nazionali e dai vari focolai di populismo, il nuovo nemico da abbattere sembra l’unilateralismo statunitense.
Unilateralismo che, dopo il ritiro dagli accordi di Parigi, la guerra commerciale messa in atto contro Cina e Unione europea – ancora in pieno fervore – le minacce, poi revocate, di un ritiro dall’Alleanza Atlantica, ha visto la sua massima espressione proprio nella decisione statunitense di recedere dall’accordo relativo sul nucleare iraniano.
Lo scorso 8 maggio il Presidente statunitense Donald Trump aveva annunciato il ritiro unilaterale dall’accordo e il riavvio delle sanzioni contro Teheran. La decisione era stata presa nonostante l’Iran si fosse attenuta alle linee guida delle decisioni, riducendo il proprio programma nucleare, come confermato anche nel corso delle diverse ispezioni effettuate dai funzionari dell’Agenzia per l’Energia atomica.
Come risultato per il ripristino delle sanzioni, alcune grandi compagnie petrolifere europee, tra le quali la Total, avevano deciso di rinunciare a fare affari con l’Iran per non incorrere negli effetti negativi esterni delle sanzioni statunitensi.
Ma nonostante questo, l’Ue e gli altri firmatari sembrano determinati ad andare avanti. E sembra reggere, per adesso, quell’intesa che Mogherini aveva definito a giugno come un banco di prova per il “mantenimento del sistema multilaterale”, per evitare cioè che quello che viene “deciso multilateralmente possa essere distrutto unilateralmente”.
Gli Stati Uniti non devono averla presa molto bene. Parlando coi giornalisti al termine dell’Assemblea, il segretario di Stato statunitense, l’ex militare californiano Mike Pompeo, ha dichiarato che “Questa è una delle misure più controproducenti che si possa immaginare per la pace e sicurezza regionale e globale”.