Roma – Quarantadue articoli, 16 dei quali dedicati a immigrazione, protezione internazionale e cittadinanza. Il ‘Dl Salvini’, come annunciato dallo stesso Ministro dell’interno è stato approvato “all’unanimità” dal Consiglio dei ministri. Per il ministro dell’Interno, Matteo Salvini “un passo avanti” verso la sicurezza, ha twittato. Per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, “in un quadro di assoluta garanzia dei diritti delle persone e dei Trattati, andiamo a operare una revisione per una disciplina più efficace”. Il dato politico, in tempi di mare agitato per il veliero giallo-verde, è rappresentato dal sì unanime arrivato dal Cdm e dal vaglio (severo) a cui sarà sottoposto il testo da parte del Quirinale.
Tra i punti principali del decreto Salvini c’è la limitazione dello Sprar, (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr) , la revoca della cittadinanza in caso di condanna per terrorismo, la sospensione della domanda di asilo per pericolosità sociale. Un giro di vite che il ministro leghista ha negato parlando di “decreto più condiviso, più aggiornato e modificato di questo governo”.
Tra gli altri punti del dl l’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, sostituito da ‘permessi speciali’. Sei le fattispecie previste: vittime di grave sfruttamento, motivi di salute, violenza domestica, calamità nel paese d’origine, cure mediche, atti di particolare valore civile. La protezione internazionale, inoltre, potrà essere negata o revocata in casi di violenza sessuale, lesioni gravi rapina, violenza a pubblico ufficiale, mutilazioni sessuali, furto aggravato e traffico di droga.
Si riduce quindi il sistema Sprar, riservato esclusivamente ai “rifugiati e ai minori non accompagnati”, che secondo Salvini sono “le fattispecie che meritano di essere accolte”. I richiedenti asilo troveranno invece accoglienza solo nei centri ad essi dedicati (i Cara). Tra gli obiettivi voluti dal governo la riduzione dei 35 euro a migrante stanziati per l’accoglienza “che verranno rivisti in base alla media europea con un netto taglio alle spese che porterà un risparmio medio annuo di un miliardo e mezzo di euro” e la promessa di voler “chiudere tutti i campi rom entro la fine della legislatura”.
Insorte le opposizioni che parlano di negazione dei diritti umani, adesso è l’ora del vaglio quirinalizio. Che al Colle ci fossero perplessità per il testo immaginato al Viminale non era un segreto per nessuno. Gli avvertimenti dei tecnici del presidente Mattarella agli estensori del decreto erano arrivati per tempo: ora inizia la fase due. Fatta salva l’autonomia della politica, hanno fatto capire dal colle più alto, una cosa sono le scelte, altra i rischi di ricorsi che avrebbero impallinato il dl. Da qui le correzioni suggerite cui seguirà l’attenta analisi del testo, come ammesso ieri dallo stesso Conte: “Il presidente avrà tutto l’agio di fare eventuali rilievi”.
“Continueremo ad assicurare il sistema di protezione, evitiamo solo gli abusi”, ha promesso il premier Conte. “In Italia c’è stata accoglienza indiscriminata e la normativa ha assecondato tutto questo”. Rispetto all’ordinaria formulazione “abbiamo unificato in un’unica struttura normativa, più funzionale anche in ragione della complementarietà delle materie, i testi su migranti e sicurezza. L’obiettivo è riorganizzare l’intero sistema di riconoscimento della protezione internazionale per adeguarla agli standard europei. Ci siamo accorti che c’erano disallineamenti significativi rispetto ad altri Paesi europei”.
“Il cosiddetto ‘Decreto Salvini’ conferma di fatto la visione strumentale che ha il governo italiano sul tema della migrazione. Nel solco delle peggiori politiche delle destre italiane, questo decreto infatti insiste sull’associazione distorta tra sicurezza e immigrazione, diffondendo l’idea che i richiedenti asilo compromettano la sicurezza del paese. E questo è profondamente falso”. È con queste parole che Cécile Kyenge, europarlamentare del Partito Democratico, commenta quelle che indica come “criticità” del testo, che, sostiene “limita fortemente l’esercizio del diritto di asilo. Restringendo al minimo i casi in cui si potranno riconoscere la protezione umanitaria ad una persona, si crea di fatto una condizione per avere più irregolari sul territorio”.
Secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, l’estensione del periodo di detenzione, l’accorciamento dei tempi procedurali ed il fatto che il rifiuto della richiesta d’asilo sia contestuale all’ordine di espulsione. Sono questi, secondo fonti Ue, i punti positivi del pacchetto sicurezza del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che viene giudicato ad un primo esame “non una cattiva mossa”. Ovviamente, spiegano le fonti, dobbiamo vedere cosa sarà diventato dopo l’adozione del Parlamento, aggiungendo che la protezione umanitaria è una questione su cui l’Ue non vincola, lasciata agli Stati membri.