Bruxelles – Il Regno Unito ha causato perdite per oltre due miliardi e mezzo di euro all’Ue. Lo ha detto oggi la Commissione europea che, sulla base della proposta del commissario europeo per il bilancio Günther H. Oettinger, ha deciso di inviare una lettera di messa in mora alla Gran Bretagna, in merito alla sua mancata messa a disposizione dei dazi doganali per contribuire al bilancio comunitario (come richiesto dalla normativa dell’Unione).
Si tratta del secondo step che la Commissione compie in tal senso, in vista della procedura d’infrazione per la protezione degli interessi finanziari dell’Unione. L’esecutivo comunitario si era già fatto sentire per la prima volta a marzo di quest’anno, a seguito di una relazione stilata dall’ufficio europeo Antifrode (Olaf) del 2017. In particolare, dal documento emergeva come alcuni importatori del Regno Unito avessero evaso dazi doganali avvalendosi di fatture false e di dichiarazioni doganali inesatte presentate al momento dell’importazione.
La Commissione, a seguito di ulteriori indagini, ha confermato la portata della frode messa in atto nei porti britannici nel periodo compreso tra il 2011 e il 2017. Il Regno Unito, pur essendo messo a conoscenza dei rischi di frode che stava correndo riguardo all’importazione di prodotti tessili e calzature fabbricate in Cina a partire dal 2007, non ha messo in atto le opportune misure di controllo per evitare suddette frodi.
La Commissione ha calcolato che la violazione della legislazione comunitaria da parte del Regno Unito ha comportato perdite per il bilancio dell’Ue pari a 2,7 miliardi di euro (meno le spese di riscossione). Non solo: ad essere stata violata è anche la legislazione dell’Ue in materia di imposta sul valore aggiunto, con conseguenti perdite potenziali per il bilancio comunitario. Il Regno Unito è responsabile delle conseguenze finanziarie delle sue violazioni della legislazione dell’Ue.
Il Regno Unito, adesso, ha due mesi di tempo per mettersi in regola; nel caso in cui ciò non avvenisse, il caso sarà portato di fronte alla Corte di Giustizia europea.