Roma – Le sanzioni verso l’Ungheria di Orbàn, il complesso rapporto tra l’Italia e le istituzioni europee, il governo dell’immigrazione e il ruolo di Roma. Alla vigilia del vertice informale di Salisburgo che inizia questa sera ne abbiamo parlato con Sergio Battelli, presidente della commissione Affari Europei della Camera ed esponente di spicco del movimento Cinquestelle.
Eunews: Presidente Battelli quale dovrebbe essere l’atteggiamento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulle sanzioni all’Ungheria di Orbàn?
Battelli: Io spero che il presidente Conte confermi le sanzioni contro l’Ungheria perché penso che prima della politica venga il rispetto dei diritti umani. Sono certo che sarà molto sensibile su questo argomento perché ha ben chiare le norme e i diritti e oggi in Ungheria si stanno travalicando le norme di civiltà: sanzionare l’Ungheria è importante. In particolar modo, sulle sanzioni, noi del gruppo Cinquestelle ci siamo distinti dimostrando un grande grado di autonomia.
E: Con l’Europa viviamo una tensione che sembra quasi quotidiana. Qual è la sua valutazione?
B: Il continuo denigrare l’Italia da parte delle istituzioni europee dimostra che questa ‘eurocrazia’, queste persone, sono completamente fuori dalla realtà. Così facendo allontanano ancor di più i cittadini. Il movimento Cinquestelle è un argine importante rispetto a un’escalation dell’ultradestra e della xenofobia.
E: L’immigrazione è un tema che ha caratterizzato tutta l’estate. Come valuta l’impostazione che ha dato il governo italiano?
B: L’Italia ha finalmente portato avanti la propria voce forte di una maggioranza che, se messa insieme, va oltre il 50%. Noi rappresentiamo delle istanze che oggi il Paese chiede. Sul governo dei flussi migratori si gioca indubbiamente la tenuta dell’Europa. Io sono a favore di un rafforzamento di Frontex, ma il problema è come gestire le persone che arrivano in Italia. E su questo siamo ancora lontani da una soluzione soddisfacente. Questo governo non lascerà mai nessuno in mare. Noi abbiamo soccorso tutti e continueremo a farlo. I toni si sono certamente alzati ma questo è avvenuto solo e soltanto per farci sentire dall’Unione europea e da Bruxelles. Alcuni Stati, come la Francia o la Spagna, hanno fatto degli spot che però non vanno bene. Dobbiamo individuare un sistema organico per affrontare il problema.
E:Oggi inizia il vertice informale di Salisburgo. Non le pare che si respiri, sul fronte italiano, il timore di un ‘nulla di fatto’?
B: Noi vorremmo far tornare attuale lo spirito del Manifesto di Ventotene perché l’Europa perde la sua credibilità se non dà risposta alle persone. Quando queste mancano, perché Bruxelles è troppo distaccata dalle esigenze dei cittadini, c’è la crescita dei movimenti di ultradestra. Io credo che si sia pensato più alla moneta e alla finanza che ai bisogni dei cittadini: l’euro, la moneta comune, doveva essere un punto di arrivo e non di partenza.
Oggi esiste un gigantesco problema di governance dell’Unione europea che fatalmente diventerà un punto del nostro programma per le elezioni Europee.
E: Esiste un rischio isolamento per l’Italia?
B: L’Italia è un Paese fondamentale per l’Unione europea. Non ascoltarla, oggi, vuol dire minare la tenuta della stessa Unione.