Roma – Un vertice di governo “bello” (durato tre ore) e un “proficuo lavoro” hanno segnato, secondo Matteo Salvini, l’incontro di ieri sera a palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i suoi due vicepremier, lo stesso ministro dell’Interno e Luigi Di Maio, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, quello degli Affari Europei, Paolo Savona, e i tecnici Lega-Cinquestelle, dedicato alla manovra.
Eppure qualcosa deve essere andato storto. A giudicare da quanto raccontano fonti concordanti, è bastato poco per trasformare il vertice in un duello con al centro il ministro dell’Economia Tria. Il più deluso è stato proprio il vicepremier pentastellato Di Maio. Troppi i vincoli di bilancio che avrebbe rivendicato il titolare di via XX settembre per poter agevolmente approdare al reddito di cittadinanza; troppi e diversi i paletti posti dall’alleato leghista che non sono andati giù. Le perplessità dei salviniani sulle ricette di politica economica grilline, del resto, sono note. Ieri e a ancora oggi, il consigliere economico in pectore di Salvini, Alberto Brambilla, lo ha ribadito: le soluzioni immaginate dai Cinquestelle costano troppo: “Le pensioni di cittadinanza – spiega al Corriere della sera – costerebbero troppo, sarebbero pagate dalle giovani generazioni e spaccherebbero lo Stato sociale”.
Nel ‘tutti contro tutti’ andato in scena ieri sera a palazzo Chigi non sono mancati i colpi di reazione dei grillini che già ieri pomeriggio avevano servito un antipasto avvelenato a Salvini a proposito di pace fiscale. “Il Movimento Cinquestelle non voterà mai un condono”, aveva detto Di Maio spegnendo sul nascere i sogni di gloria del capo leghista. Dopo il vertice, il vicepremier ha cenato con lo stato maggiore del movimento. L’intenzione non è di sforare il 3% ma, se necessario, dal Movimento è forte la spinta ad andare anche oltre 1,6% come extrema ratio.
Eppure stando alle dichiarazioni ufficiali diffuse subito dopo il vertice, l’incontro di ieri sera è stato “utile e proficuo – aveva detto Salvini – per far crescere l’economia italiana (senza regali alla Renzi) rispettando gli impegni presi con tutti a partire da quelli con gli italiani, su tasse, pensioni reddito di cittadinanza e maggiori posti di lavoro”.
“Le scelte sulla legge di bilancio – gli aveva fatto eco il capo politico Cinquestelle e ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Luigi Di Maio – devono essere coraggiose e devono esserlo nell’interesse dei cittadini. La mia posizione è ferma: vanno tagliati tutti gli sprechi, tutti i rami secchi, così come devono essere recuperate quelle risorse che, ad oggi, vanno nella direzione sbagliata. Gli italiani si aspettano tanto da noi e noi non li deluderemo, perché saremo anche pronti a fare scelte coraggiose”.
Il timbro dell’ufficialità e della (presunta?) “piena concordia” tra le parti era arrivato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte al termine della riunione di palazzo Chigi. “Nel corso del vertice di oggi c’è stato un approfondimento delle principali componenti della manovra. In particolare, ci siamo soffermati sull’analisi degli sprechi da tagliare ai fini della riqualificazione della spesa pubblica e sulle possibilità di un rilancio della crescita attraverso i punti qualificanti del contratto di governo: flat tax, reddito di cittadinanza, superamento della legge Fornero e un quadro organico di tagli alle spese improduttive”.