Bruxelles – Basta alle decisioni prese all’unanimità. E’ tempo di cambiare modo di procedere, per fare in modo che l’Ue sappia agire quando serve. La Commissione europea propone agli Stati membri di rivoluzionare l’iter decisionale, superando il gioco dei veti che troppo spesso impedisce all’Unione di esprimersi. Tre le aree di politica estera e di sicurezza comune dove il team Juncker ravvisa la necessità di un cambio di passo: sanzioni (sia individuali sia economiche), decisioni su diritti umani in consessi internazionali, operazioni civili nell’ambito della politica di sicurezza comune (Pesc).
La comunicazione inviata alle 28 capitali intende focalizzare il dibattito su una necessità, si ricorda nel documento di 14 pagine, già espressa dal presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, nel discorso sullo stato dell’unione di un anno fa. A un anno di distanza, lo stesso Juncker ha deciso di passare dalle parole ai fatti, facendo predisporre il documento di fresca pubblicazione. In esso si ricorda che già la dichiarazione di Meseberg del giugno di quest’anno vede un’apertura franco-tedesca in tal senso, e allora il team Juncker ci prova.
In cosa consiste il cambiamento proposto? Passare da un meccanismo a volte complicato ad uno meno complicato. In seno al Consiglio ci sono tre meccanismi di voto: maggioranza semplice (15 Stati su 28), maggioranza qualificata (55% degli Stati membri in favore, che significa 16 Stati su 28, e che insieme rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Ue), unanimità. Si chiede quindi di sottrarre alcuni ambiti al consenso totale per affidarli al meccanismo della doppia soglia (55%-65%).
“Non proponiamo nulla di nuovo, non stiamo inventano niente”, sottolineano a Bruxelles, dove si ricorda che gli attuali trattati già prevedono di ricorrere a maggioranza qualificata. Si tratta però di opportunità rimaste su carta, mai sfruttate. Il passaggio alla maggioranza qualificata “non è un obiettivo di per sé, quanto uno strumento” per permettere all’Europa di “parlare con una voce sola, in modo inequivocabile e immediato”.
In Commissione non si fanno illusione. Si è consapevoli del fatto che un cambio di procedura di voto “non risolverà tutti i problemi non risolve tutti i problemi della politica estera e di sicurezza comune”. Per un radicale cambio di passo “serve un approccio comune che definisca un interesse veramente comune”. Una volontà politica fin qui difficilmente manifestata “E’ il motivo per cui l’Alta rappresentante Federica Mogherini ha presentato la sua strategia per un’Europa globale”, ricordano ancora le fonti comunitarie.
La comunicazione della Commissione servirà da contributo al vertice dei leader in programma il 9 maggio a Sibiu, in Romania. Spetta ai capi di Stato e di governo dare il via libera formale ad una proposta di questo tipo. La Commissione europea conta di ottenerlo.