Di Tommaso Meo
“Noi siamo pronti a tagliare i fondi che diamo all’Unione europea. Vogliono 20 miliardi dei cittadini italiani? Dimostrino di meritarseli e si prendano carico di un problema che non possiamo più affrontare da soli. I confini dell’Italia sono i confini dell’Europa”. Lugi Di Maio, 24 agosto 2018.
In un post del 24 agosto, pubblicato sulla sua pagina Facebook, il Ministro dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio ha attaccato l’Unione europea, rea di non trovare una soluzione per la redistribuzione dei migranti della nave Diciotti e minacciando di tagliare il contributo italiano al bilancio Ue.
Di Maio parla di 20 miliardi di Euro che l’Italia verserebbe annualmente, chiedendo agli eurocrati di meritarsi quei soldi interessandosi alla situazione italiana.
Il significato dell’affermazione di Di Maio – e cioè la questione migranti sulla quale l’Ue lascerebbe sola l’Italia – non è certo un tema secondario, ma qui scegliamo di concentrarci sulla cifra che riporta il ministro: 20 miliardi. L’Italia dà ogni anno 20 miliardi di euro all’Ue? Di Maio ne sembra convito e non è la prima volta che cita questo numero (e neanche è l’unico politico a farlo). Già a dicembre 2017 il capo politico del M5S aveva detto che: “Siamo un Paese fondatore e diamo 20 miliardi di euro ogni anno e ce ne rientrano solo 12”.
Il numero però è gonfiato non di poco: secondo i dati riportati dal sito della Commissione europea nel 2017 l’Italia ha versato 12 miliardi di euro, a fronte di un ritorno di quasi 10 miliardi. Il contributo netto al bilancio è così poco più di 2 miliardi di euro. Dal 2014 al 2016 il contributo comunitario italiano è stato leggermente più alto, intorno ai 14 miliardi, comunque distante dai 20 di cui parla Di Maio. La bilancia tra quanto l’Italia dà all’Europa e quanto le viene concesso è in negativo di 2,8 miliardi in media l’anno. Disavanzo che, c’è da dire, sarebbe minore se l’Italia non fosse uno degli Stati che peggio riescono a gestire i contributi europei per la coesione, di fatto bruciando milioni di Euro stanziati per il nostro paese.
Detto ciò, potrebbe l’Italia, anche volendo, bloccare i suoi contributi all’Ue come extrema ratio porre un veto sul bilancio? Anche in questo caso la questione è più complicata di come la dipinge Di Maio. I pagamenti a cui l’Italia è tenuta sono mensili, in base alle necessità dell’Unione, e anche un minimo ritardo di uno di questi comporterebbe una multa salata. Un’interruzione totale e unilaterale dei pagamenti non si è mai verificata, ma aprirebbe una procedura di infrazione per il nostro Paese davanti alla Corte di giustizia europea.
Altra questione sarebbe boicottare la proposta di bilancio pluriennale 2021-2027 che la Commissione vorrebbe approvare prima delle elezioni europee del prossimo maggio, ma che verosimilmente slitterà al 2020. Per l’approvazione serve l’unanimità e qui un veto può esserci, ma taglierebbe fuori l’Italia dai negoziati sulla ripartizione di alcuni fondi di nostro interesse, e comunque non potrà probabilmente essere fatto valere prima di alcuni mesi. Sul campo resta un dato ingigantito per attaccare l’Ue, promettendo contromisure inapplicabili in tempi brevi e comunque difficilmente realizzabili.
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