Bruxelles – Passa la relazione Voss sulla direttiva sul diritto d’autore, approvata oggi dal Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo, con 438 sì, 226 voti contrari e 38 astenuti. Ora l’Europarlamento ha un mandato per avviare il negoziato con il Consiglio europeo per redigere una direttiva. Erano 255 gli emendamenti sottoposti ad esame: il 5 luglio scorso il Parlamento europeo aveva già votato, bocciando la proposta e rimandandola ad oggi. Il testo fissa le linee guida a livello europeo sulle regole per il diritto d’autore; gli articoli che hanno diviso maggiormente l’opinione pubblica sono l’11 e il 13, che a seguito degli emendamenti sono stati ridimensionati rispetto alla scorsa versione.
Con l’emendamento all’art. 11, il cosiddetto ‘link tax’, l’Unione impone agli stati membri di garantire che i siti commerciali corrispondano agli editori un compenso per l’utilizzo digitale delle loro pubblicazioni. La cosa riguarda in primo luogo gli aggregatori di notizie tra cui, primo su tutti, Google News. È escluso dal vincolo l’utilizzo privato e senza fini commerciali: quindi possono star tranquille Wikipedia e simili enciclopedie online o altri software open source.
L’emendamento all’art. 13, invece, ha modificato la misura prevista riguardo al “filtro sugli upload”, ossia al vincolo in capo ai grandi siti web – comprese le piattaforme social come Facebook – ad utilizzare le tecnologie di riconoscimento dei contenuti per individuare video, musica, e altri prodotti coperti dal diritto d’autore. In pratica, se finora i responsabili erano gli utenti, adesso le suddette piattaforme diventano dei veri controllori dei contenuti; secondo Bruce Schneier, esperto in crittografia e sicurezza, una sorta di “polizia del copyright”, che dovrà “implementare un sistema di sorveglianza altamente invasivo”.
Il relatore della proposta di legge, l’eurodeputato tedesco del Partito popolare europeo Alex Voss, ha dichiarato che la direttiva rappresenta un “buon segnale per l’industria creativa in Europa”, ringraziando gli europarlamentari che hanno votato favorevolmente.
Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, in un tweet ha affermato che la direttiva sul diritto d’autore è “una vittoria per tutti i cittadini. Oggi il Parlamento europeo ha scelto di difendere la cultura e la creatività europea e italiana, mettendo fine al far-west digitale”.
Anche Mercedes Bresso, europarlamentare del gruppo S&D, ha espresso soddisfazione per l’approvazione della direttiva, parlando di un “passo in avanti verso la tutela dei diritti dei creatori di tutta Europa”. Silvia Costa (S&D) ha affermato che “un’informazione di qualità richiede investimenti sulle risorse umane”, e che “il lavoro intellettuale e creativo va riconosciuto e la direttiva sul copyright tutela proprio questo diritto. La materia prima dell’Europa è la conoscenza e va difesa”, e per questo, per Costa, “abbiamo raggiunto un grande traguardo a difesa della libertà e della democrazia”.
Di altro avviso è l’europarlamentare Isabella Adinolfi (M5S), che parla di “una pagina nera per la democrazia e la libertà dei cittadini”. Il Parlamento europeo, con l’approvazione della direttiva, avrebbe per la pentastellata “legalizzato la censura preventiva”, portando a vincere il “partito del bavaglio”. Tutti gli emendamenti presentati dal Movimento sono stati respinti in fase di votazione.
Siada El Ramly, direttore generale di EDiMA, l’associazione che rappresenta le piattaforme online, è anche lei contrariata e afferma che “oggi, i deputati hanno deciso di sostenere il filtraggio di Internet a beneficio delle grandi imprese nel settore della musica e dell’editoria, nonostante l’enorme protesta pubblica. Speriamo che i governi dell’Ue sentano le preoccupazioni dei loro cittadini nella prossima fase dei negoziati “.
Ora inizia il percorso del “trilogo”, ovvero il confronto tra Parlamento, Consiglio e Commissione per arrivare alla stesura della direttiva, che dovrà essere approvata dal Parlamento. Sarà una corsa, visto che questo Parlamento scadrà a maggio del prossimo anno, e nei casi migliori questo processo non ha mai preso meno di tre mesi.