Dall’inviato
Strasburgo – Fino a non molto tempo fa la Grecia faceva paura all’Europa, adesso l’Europa spaventa la Grecia. O almeno il suo primo ministro. Alexis Tsipras ribalta il paradigma. Nel suo intervento in Parlamento europeo non può fare a meno di ripercorrere il percorso di risanamento del suo Paese, ma non può neppure fare a meno di interrogarsi su quale Europa dovrà attendersi la repubblica ellenica. L’Unione europea, e la sua parte con la moneta unica, guardava preoccupata alla direzione verso cui era orientata Atene nel momento della crisi. Adesso è da Atene che si guarda con preoccupazione alla via che ha imboccato l’Europa.
“C’è più xenofobia e c’è più sciovinismo all’interno dei partiti politici democratici. Il razzismo, la xenofobia, stanno diventando il discorso politico dominante nelle forze conservatrici tradizionali e l’equilibrio delle forze è diventato pericoloso”. E’ forse questo il passaggio di maggior rilievo del suo discorso sul futuro dell’Europa. Un riferimento neanche troppo velato al centrodestra europeo, debole di fronte all’avanzata dalla destra estrema, a cui strizza l’occhiolino in vista della prossima legislatura.
Manfred Weber, capogruppo del Ppe e candidato alla guida dell’esecutivo comunitario, intende stringere sempre di più alleanze con il leader ungherese Viktor Orban e il suo partito Fidesz, al centro di critiche per politiche ritenute contrarie allo stato di diritto. Non disdegna neppure la Lega Nord di Matteo Salvini.
“Nel 2015 avevate paura di noi, di Syriza, perché intendiamo cambiare l’Europa. Non dovete avere paura di chi vuole cambiare l’Europa, ma di chi vuole distruggerla”. Chiaro riferimento a tutti quei soggetti che dentro e fuori le forze tradizionali intendono mettere seriamente in discusione l’Unione così come conosciuta finora.
Il futuro dell’Europa è adesso, e Tsipras lo dice chiaramente. “Il fallimento dell’Ue nel dare risposte democratiche alle sfide che abbiamo di fronte darà forza allo sciovinismo e contribuirò all’aumento dei conflitti nazionali”. La logica conseguenza è chiara per Tsipras. “Ciò significa tornare alla frammentazione e non nessuna prospettiva comune”. La fine dell’Europa.
Sul banco degli imputati il leader greco mette “il fallimento della gestione liberale della crisi”. Un altro modo di dire ‘austerità’. E’ questo che “ha alimentato nazionalismo e populismo di estrema destra”. Ma nessuno lo ha capito. “Diamo priorità a politiche estreme senza considerarne i costi sociali”. Da questo punto di vista “la Grecia è stato un esperimento, dannoso per i nostri valori europei”. Logico attendersi che qualcun altro ne proponga di nuovi.
Il Futuro dell’Europa è presto tracciato, allora. Va evitata la tecnocrazia e istituzioni tecnocratiche come la Troika, vanno ridotte per davvero le disuguaglianze sociali. E va accantonata la politiche di rigida austerità, servita forse ad Atene, ma del tutto controproducente per i partner. “L’uscita dal programma di assistenza vuol dire che non ripeteremo gli errori del passato”. Un modo per dire che adesso deve essere l’Europa a non dover più sbagliare.