dall’inviato
Strasburgo – Viktor Orban tormenta il Ppe e divide i partiti al governo in Italia. Il governo ungherese e il suo responsabile sono oggetto di richieste di sanzioni, il cui iter potrebbe partire nel voto di domani se l’Aula deciderà, a maggioranza dei due terzi, di avallare la linea severa per la violazione dello stato di diritto. Il testo troverà un certo sostegno, e Orban ne è consapevole. “So che la maggioranza approverà il testo, e sono anche che non posso cambiare tutto questo”. Però, scandisce Orban, “non state denunciando un governo, ma un Paese”.
Il leader ungherese è abile nel rendere l’Ue uno strumento a proprio uso e consumo. Il motto dell’Unione europea recita “Uniti nella diversità”. Allora, scandisce, “se vogliamo essere uniti nella diversità, non possiamo fare a meno di marcare queste diversità”. Rivendica il diritto di uno Stato indipendente e sovrano a “organizzarsi” come più ritiene opportuno, e chiama a raccolta quanti non sposano il progetto comunitario. “Aspetto le prossime elezioni di maggio, quando il popolo sarà chiamato a decidere che Europa vuole”.
Gli euroscettici abbracciano la causa di Orban. “La invito ad entrare nel club della Brexit, sono certo che si troverà bene”, dice Nigel Farage, ex capo dell’Ukip e tra i principali artefici dell’affermazione della campagna per far uscire il Regno Unito dall’Ue. “Noi e Orban abbiamo gli stessi valori”, rimarca Mara Bizzotto, capo delegazione del Carroccio. “Vogliamo difendere le frontiere e fermare l’invasione di immigrati clandestini”. Che il partito di Matteo Salvini guardi a Orban per un’alleanza in Europa non è una novità, ma quando si parla di immigrazione Orban non fa alcuna menzione di ricollocamenti. Difficile capire fino a che punto Salvini e Orban potranno convolare a nozze. Bizzotto però e sicura che “snsieme cambieremo questa Europa e daremo sicurezza, giustizia e vera democrazia ai nostri cittadini”.
Se il Carroccio è pronto a difendere l’Ungheria e il suo leader, gli alleati di governo in Italia invece voteranno “a favore” della richiesta di sanzioni. La delegazione del Movimento 5 Stelle in Parlamento europeo annuncia un voto che mostra un esecutivo senza posizioni univoche su questioni comunitarie. L’opposizione attacca. “Per i partiti di governo italiano una pessima immagine”, chiosa il vicepresidente del Parlamento europeo in quota Pd, David Sassoli.
Non meno in difficoltà i popolari (Ppe), alle prese con un voto su un membro della famiglia del centrodestra europea. Il partito di Orban, Fidesz, è membro del Ppe, e il gruppo prende tempo. Il capogruppo Manfred Weber ammette che ancora non c’è una decisione. “Verrà presa questa sera”. Segno che i popolari sono davvero in difficoltà. Weber annuncia di essere pronto ad invocare l’attivazione dei meccanismi sanzionatori contro Budapest, ma al tempo stesso insiste sulla necessità di “dialogo”. Vuole evitare strappi e ancora meno scontri. Ma non può evitare le tante divisioni che pure ci sono.