Bruxelles – Settantadue fototessere con altrettanti sorrisi in bella evidenza. Sono quelli della pattuglia degli europarlamentari italiani a cui oggi la Fieg (Federazione italiana editori giornali) ha rivolto un appello-invito pubblicato a tutta pagina su diversi quotidiani: approvate la direttiva europea sul copyright.
L’articolo 11 della direttiva sarà al voto domani a Strasburgo dove si preannuncia comunque un voto storico. La stampa di mezza Europa è mobilitata per richiedere che domani, dopo che un primo voto è stato rimandato, l’Europarlamento approvi i cosiddetti diritti connessi che dovrebbero costringere i ‘giganti di Internet’, come Google e Facebook, a pagare una remunerazione per l’utilizzo sulle loro piattaforme di contenuti prodotti dai media tradizionali.
Gli editori italiani chiedono quindi ai parlamentari di scegliere per la libertà di stampa e per tutelare il lavoro delle aziende e dei giornalisti. “Domani a Strasburgo – è scritto nel comunicato – vi chiediamo di votare sì all’articolo 11 della direttiva sul copyright per garantire un giusto compenso a giornalisti ed editori per la distribuzione dei loro contenuti su Internet”.
Che la posta in gioco sia molto alta lo si capisce anche dalle reazioni della politica. Particolarmente netta la posizione del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che esclude qualsiasi tipo di “minaccia a Wikipedia”. “Mi pare inaccettabile le pressioni che stiamo subendo con migliaia e migliaia di mail che vengono chissà da dove, alcune anche fuori dall’Ue, per condizionare il voto dei deputati – ha detto Tajani – i deputati devono essere liberi”.
Per l’esponente di Forza Italia “va fatta chiarezza, perché non c’è nessuna minaccia a Wikipedia, non c’è nessuna minaccia alla libertà nel testo che viene votato dal Parlamento, anzi c’è una richiesta di dare delle regole chiare per garantire la libertà, per garantire l’identità europea, per garantire il prodotto europeo” e anche “i consumatori che devono avere notizie certe, non fake news”.
Più articolata la posizione dei Cinquestelle che vincolano il loro sì alla riforma all’approvazione di due emendamenti considerati “salva web” e contro la censura della Rete”. Per i grillini “la soluzione è far pagare le giuste tasse ai colossi del web, abolendo i paradisi fiscali presenti in Europa, e applicare in modo puntuale la normativa antitrust. Altro che censura di Internet…”.
Domani quindi il voto, ma intanto anche dall’Italia un volto noto della musica leggera, da ieri anche presidente della Siae (la società italiana degli autori e degli editori, ndr) come Mogol, lascia intendere l’aria che tira: “Domani a Strasburgo sarà la guerra tra i soldi e la cultura. Speriamo che vinca la cultura”, afferma il paroliere di Lucio Battisti. Che sull’esito finale della partita non si pronuncia: “La partita resta più che mai aperta. Lo status quo andrebbe a beneficio di una sola categoria: i giganti del web, che continuerebbero a lucrare su autori e creatori senza riconoscere loro il giusto compenso”.