Bruxelles – Il voto per le elezioni legislative di ieri in Svezia, come ci si aspettava, ha visto la destra radicale (gli Svedesi Democratici) fare un discreto passo in avanti, ma sotto le aspettative della vigilia delle elezioni. Il partito ha ottenuto il 17,6% al 90% dei voti scrutinati, crescendo del 4,6% rispetto alle elezioni del 2014. Un risultato importante, certo, ma che ha suscitato meno sorpresa di quanto ci si immaginava. La campagna elettorale svedese, dominata dai temi dell’immigrazione, della criminalità, dell’assistenza sanitaria e dell’educazione, aveva visto i Democratici puntare tutto sul ripristino dello stato sociale della Svezia, “distrutto” a loro avviso dall’arrivo di circa 400.000 richiedenti asilo dal 2012 in poi.
Dal canto suo il primo ministro svedese Stefan Löfven, alla guida del partito socialdemocratico, ha affermato di voler “restare al lavoro”, nonostante queste elezioni abbiano segnato la peggior performance del partito, e invitando il centrodestra conservatore a collaborare in vista di un “governo forte” in grado di contrastare gli estremismi politici. Anche perché, quel che è chiaro è che la maggioranza si costruirà solo con le alleanze. La prospettiva, in ogni caso, al momento sembra quella di un processo lungo e difficile per formare il nuovo governo.
Il blocco di sinistra al governo da quattro anni guidato dal premier socialdemocratico Stefan Löfvén arriva al 40,6 per cento. Resta primo ma i socialdemocratici scendendo al 28,3 per cento incassano il peggior risultato elettorale dal 1921. Poco meno ottengono i 4 partiti “borghesi” cioè Nya Moderaterna, Centristi, liberali e democristiani col 40,3 per cento. Tradotto in seggi nel nuovo Riksdag, il Parlamento reale di Stoccolma, ciò significa 144 seggi al governo uscente e 143 alle opposizioni storiche che finora lo avevano fatto sopravvivere concedendogli l’appoggio esterno sui temi vitali.
I sovranisti del giovane Jimmie Akesson non sfondano, sono al 17,7 per cento, ma comunque avanzano molto conquistando 62 seggi.
L’europarlamentare Mara Bizzotto, capogruppo della delegazione della Lega, ha affermato che le elezioni di ieri sono un chiaro segnale della voce sempre più forte delle forze politiche identitarie anti-immigrazione. “La grande affermazione degli amici del partito sovranista dei Democratici Svedesi rappresenta una picconata a Bruxelles e a tutta la nomenklatura UE a pochi mesi dalle elezioni europee”, ha dichiarato, congratulandosi con il leader dei Democratici Svedesi Jimmie Åkesson ed auspicando la collaborazione delle rispettive delegazioni a Bruxelles. Per la Bizzotto la direzione intrapresa in Svezia come in altri paesi, in vista delle prossime elezioni europee del maggio 2019, porterà a “travolgere la sinistra e le lobby di potere di Bruxelles”.
Di tutt’altro avviso è Udo Bullmann, europarlamentare tedesco capogruppo socialdemocratico. Le elezioni, per Bullmann, hanno dimostrato come il partito di Löfven sia stato in grado di resistere alla minaccia delle forze estremiste di destra, congratulandosi con il primo ministro per la sua campagna elettorale e per il risultato ottenuto. “Detto questo, i risultati ottenuti dagli Svedesi Democratici costituiscono un serio monito, soprattutto in un paese come la Svezia, noto per il suo avanzato sistema sociale”, ha poi aggiunto. Come è successo anche in Italia, Austria e Ungheria, per Bullman, nella campagna elettorale svedese l’estrema destra ha mostrato il suo vero volto, con una campagna di odio, xenofobia e fake news; tutti elementi riconducibili al neo-nazismo. “Il nazionalismo non è la risposta alla crisi migratoria. L’unica risposta possibile è una risposta europea, e in tal senso è essenziale una collaborazione comunitaria, condividendo le responsabilità”.
Secondo la capodelegazione del Pd al Parlamento europeo Patrizia Toia dopo questo voto “rimangono due lezioni: la prima capire le ragioni sociali e culturali che fanno crescere gli antieuropeisti e dare risposte concrete e convincenti. La seconda: allargare l’area di influenza e di dialogo del PSE nel campo progressista. – ha proseguito Toia – In ogni caso in queste elezioni l’UE è stata al centro del dibattito e per questo sono sempre più convinta che all’appuntamento delle europee dovremo fare il massimo come partiti nazionali dell’area progressista e, accanto a questo, creare le premesse per una grande coalizione europeista di tutte le forze progressiste, democratiche, ambientaliste e liberali per governare l’Europa del domani”.
Monica Frassoni e Reinhard Bütikofer, co-presidenti del Partito Verde Europeo, hanno commentato il risultato ottenuto dai Verdi svedesi, che hanno superato il 4% nelle elezioni, assicurandosi dei seggi in parlamento per l’ottava volta. “Negli ultimi quattro anni i Verdi svedesi hanno posto il clima al centro della loro agenda. Sono riusciti a trasformare in legge gli obiettivi climatici nazionali più ambiziosi in Europa”, introducendo una tassa “sull’aviazione eco-compatibile”, e arrivando a raddoppiare il bilancio per la politica climatica. I Verdi si sono congratulati con i 15 parlamentari eletti, auspicando una collaborazione per le elezioni europee del prossimo anno.