Bruxelles – Dopo l’ufficializzazione della propria discesa in campo per concorrere alla presidenza della prossima Commissione europea, il capogruppo del Ppe Manfred Weber vuole avvicinarsi al primo ministro ungherese Viktor Orbàn, al ministro italiano dell’Interno Matteo Salvini e altri leader non allineati a Bruxelles per garantirsi il successo.
Pur di avere il loro sostegno, Weber sembra essere disposto a spostare a destra l’asse del Ppe – al quale Orbàn appartiene – partendo, innanzitutto, dall’idea di mettere la “questione identitaria”, al centro “della campagna elettorale”, come dichiarato dal politico tedesco in un’intervista al la Stampa.
Il capogruppo del Ppe punta anche al sostegno della Lega di Salvini. Sebbene dichiari di preferire l’appoggio dei partiti pro-europeisti, definiti come “la base per il futuro”, oggi “l’ondata dei partiti populisti sarà ancora più forte”, spiega, facendo capire quanto – mutatis mutandis – il loro sostegno sia importante.
Guardando all’odierno panorama politico europeo, Weber dichiara di vedere “Salvini in Italia, Kaczynski in Polonia, i socialisti romeni, Orban… Il panorama è questo”. “Credo sia necessario – aggiunge poi – sederci a un tavolo e ascoltarci a vicenda. E poi trovare dei compromessi”. E conclude: “Francamente non credo sia così difficile”.
Weber non sembra preoccupato del fatto che il sostegno a Orbàn provochi più di un’alzata di sopracciglia nel Ppe, giusto ieri l’attuale della numero uno della Commissione Ue Jean-Claude Juncker aveva espresso remore sul fatto che il primo ministro ungherese faccia parte del gruppo politico.
“Non dimentichiamoci una cosa – ha spiegato il politico tedesco in proposito – il punto di partenza della Brexit è stata la decisione di Cameron di uscire dal Ppe. Ecco, io non voglio che ciò accada in altri Paesi. Io voglio tenere unita l’Europa”.
E poco importa, per Weber, che le forti politiche anti-immigrazione e riforme illiberali di Orbàn saranno oggetto della votazione del Parlamento europeo prevista per il 12 settembre, per determinare se contro l’Ungheria debba essere attivato l’articolo 7 del Trattato sul’Ue (che potrebbe privare il Paese del voto in seno al Consiglio).
“Il Parlamento Ue non deve andare oltre il proprio ruolo, non è una Corte di Giustizia” ha dichiarato il capogruppo del Partito popolare europeo. “Per questo – spiega – sulla votazione, valuteremo la prossima settimana”, ammettendo però anche che il fatto che Orbàn appartenga al Ppe non dia “diritto ad alcuno sconto”.
E, per quanto riguarda le priorità dell’Ue del futuro secondo Weber, oltre alla questione identitaria, il politico tedesco parla di volere un’Europa “più forte nella difesa e nella politica estera, con un processo decisionale che privilegi gli accordi a maggioranza tra i governi rispetto all’unanimità”. Per l’immigrazione, infine, Weber evidenzia il fatto che sia il momento di passare dalle tante parole e fatti concreti, e, ammette, di “contare molto su Sebastian Kurz”, il primo ministro austriaco, del Ppe, e anche lui alleato con la destra estrema.
“Weber vuole portare il più grande gruppo del Parlamento europeo nelle braccia di Orban e Salvini e replicare su scala continentale all’alleanza con l’estrema destra sovranista al governo in Austria”. Commenta la capodelegazione del Pd a Strasburgo Patrizia Toia, secondo la quale “si tratta di un errore storico e molto pericoloso perché con la giustificazione di ‘europeizzare i sovranisti’ spalanca le porte a quelli che vogliono sfasciare l’Unione europea”.
Secondo Toia “se non vogliamo tornare all’Europa del 1915, quella che ha in mente il cancelliere di Vienna Kurz quando propone di dare il passaporto austriaco agli altoatesini italiani, dobbiamo creare una grande coalizione europeista di tutte le forze progressiste, democratiche e liberali e possibilmente alle elezioni europee di maggio dell’anno prossimo presentare un candidato unico per la presidenza della Commissione europea, che non potrà che provenire dal gruppo più grande e progressista, cioè dalla famiglia Socialista e Democratica”.