Bruxelles – L’immigrazione ha giocato un ruolo tutt’altro che marginale nella campagna per il referendum organizzato dai britannici per decidere se rimanere o meno nell’Ue. Il tema ha fortemente condizionato il dibattito, soprattutto per quanto riguarda l’accesso ai servizi di assistenza sanitaria. Adesso i britannici scoprono di aver bisogno di immigrati, e sono pronti ad aprire le frontiere a lavoratori stagionali provenienti da Paesi extra-Ue. Una conseguenza della decisione di abbandonare l’Ue.
Finora i produttori orto-frutticoli d’oltre Manica hanno ricorso principalmente a cittadini romeni e bulgari per lavorare i campi e soddisfare le proprie esigenze. Poi, per paura che potessero diventare troppi, il governo britannico guidato da David Cameron ha cercato di porre un freno ai loro ingressi. Adesso, però, la Brexit rischia di segnare un brusco stop alla circolazione dei lavoratori. In assenza di accordi, ancora tutti da negoziare, il governo di Theresa May è pronto ad autorizzare i produttori agricoli a impiegare fino a 2.500 lavoratori stagionali l’anno provenienti da Paesi extra-Ue. E’ allo studio l’ipotesi di concedere visti di sei mesi per gli stagionali. Solo nel settore primario ne servirebbero, secondo le stime, circa 80mila. Una fase pilota di questo progetto dovrebbe tenersi tra la primavera 2019 fino alla fine del 2020.