Bruxelles – La soglia di povertà non è ovunque la stessa. Nelle zone più povere del mondo è sotto i 30 euro al mese, in Europa è di qualche centinaio di euro. Poi varia se uno ha figli o no. Alle istituzioni europee il limite per chi ha bisogno di sovvenzioni pubbliche è fissato a 9.875,37 (novemilaottocentosettantacinque) euro al mese.
Lo si scopre leggendo una circolare inviata ai dipendenti in questo inizio di anno scolastico, nella quale si offre un sostegno economico a coloro che non riescono a sistemare i propri figli nella Scuola europea (gratuita per tutti i dipendenti) o in un’altra scuola gratuita o di costo “moderato”, per serie ragioni educative.
I motivi per poter chiedere l’aiuto (che di fatto indennizza della impossibilità di frequentare la Scuola europea) devono essere più che seri, ed ha diritto ad ottenerlo solo chi si trova di fronte a “imperative ragioni educative, debitamente comprovate”. E queste sono: “1 – problemi educativi di un giovane che ha frequentato la Scuola europea ma ha dovuto lasciarla e seguire un altro percorso formativo; 2 – problemi educativi legati all’entrata in servizio del genitore o al cambiamento del luogo di lavoro; 3 – assenza di Scuole europee o accettabili scuole nazionali a prezzi moderati entro 50 chilometri dal luogo di lavoro”. Non è chiaro se l’aiuto previsto per le ragioni del punto 1 spetta anche per bambini o ragazzi espulsi da una scuola per ragioni di comportamento.
Poi si specifica il limite di reddito sopra il quale l’aiuto non può esser chiesto, che è appunto di 9.875,37 euro mensili (indennità escluse) e si aggiunge che per avere la sovvenzione il costo complessivo della scuola deve eccedere il 20 per cento del reddito complessivo della famiglia.
Chi guadagno di più deve provvedere da solo.