Bruxelles – L’Italia investe sempre meno soldi pubblici nel settore trasporti. Dal 2009 a oggi le risorse investite sono scese costantemente, con la Penisola che è passata da 35,6 miliardi di spesa annua ai 26,6 miliardi del 2016, ultimo dato disponibile tra quelli diffusi oggi da Eurostat. Nove miliardi in meno di differenza che non sono pochi, se si pensa che la spesa pubblica non riguarda solo la costruzione di nuove infrastrutture ma pure la gestione e la manutenzione di quelle esistenti.
Dati di questo tipo non potevano arrivare in un momento meno indicato per l’Italia, al centro dell’attenzione mediatica per il crollo del ponte Morandi a Genova, tragedia che ha acceso i riflettori sui problemi di ponte nato male e curato anche peggio. Ma i dati si abbattono impietosi sul Paese.
In termini percentuali l’Italia risulta 23esima su 28 per spese nazionali in rapporto al prodotto interno lordo incentrate sul settore trasporti (1,6% rispetto ad una media comunitaria dell’1,9%). Dunque agli ultimi posti nell’Ue.
In termini assoluti però il sistema Paese risulta quarto per risorse mobilitate (dietro Germania, Francia e Regno Unito), anche se in controtendenza rispetto a chi la precede. Se dal 2009 in poi l’impegno finanziario tricolore si è costantemente ridotto anno dopo anno, negli altri tre Paesi invece nel 2016 i livelli di spesa risultano superiori a quelli del 2009.
E’ vero che la flessione nella spesa nel settore trasporti ha conosciuto, in questo periodo di riferimento, un andamento generale e diffuso a livello europeo. Ma va ricordato che ci sono tanti Paesi la cui estensione superficiale è minore di quella italiana, così come l’estensione delle reti di trasporto.