Bruxelles – Nonostante la buona volontà espressa dagli Stati europei per rinnovare l’operazione navale Sophia, non si può dire se si troverà “un consenso condiviso” sulle “soluzioni pratiche” necessarie a modificarne il mandato, ha dichiarato l’Alta rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza Federica Mogherini al termine della riunione informale del consiglio Difesa.
La decisa “volontà politica degli Stati Membri” di continuare l’operazione – concepita per smantellare le tratte degli essere umani nel mar Mediterraneo – c’è ed è stata dimostrata, così come quella di trovare soluzioni praticabili per portarla avanti, ha aggiunto Mogherini dopo il consiglio dei ministri dell’Ue.
Nel pomeriggio, le discussioni tra i Ventotto su eventuali cambi operativi per la missione – in particolare in merito richiesta di Roma per l’apertura di altri porti, oltre a quelli italiani, dove sbarcare i migranti salvati dalle navi che operano nell’ambito di Sophia – non hanno portato a nulla di concreto, e i ministri sono stati costretti a rinviare la questione alle prossime settimane.
La freddezza mostrata dai partner europei sulla revisione delle regole della missione è stata criticata dalla ministra della Difesa italiana Elisabetta Trenta, che al termine della riunione ha ammesso di sentirsi “delusa” per aver “visto che l’Europa non c’è. O comunque non è così presente”.
“Sono venuta a Vienna con uno spirito molto propositivo che è stato apprezzato dagli altri Paesi” ha dichiarato Trenta. “Ho fatto una proposta principale: creare un meccanismo di coordinamento per la scelta del porto di sbarco. Una unità di coordinamento – ha spiegato la ministra – fatto da persone di vari paesi che decidono a rotazione quale possa essere il porto di sbarco”.
“Tutti hanno detto che condividono la necessità di rivedere le regole di Sophia – ha proseguito Trenta – ma queste regole devono essere riviste alla scadenza, cioè tra tre mesi. Ma cosa cambia tra tre mesi? Noi dovremmo rivedere le regole già oggi ma non tutti hanno compreso questo discorso”.
Anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, nel corso della giornata, ha criticato l’atteggiamento degli altri Paesi europei. Se anche per la condivisione dei porti di sbarco “arriverà l’ennesimo no”, ha minacciato da Venezia, “dovremo valutare l’opportunità di continuare a spendere soldi per una missione che sulla carta è internazionale ma che poi in sostanza ha tutti gli oneri a carico di 60 milioni di italiani e di un unico Paese”.
A Salvini ha replicato Mogherini da Vienna, spiegando che quella di aprire anche porti non italiani a rotazione per far sbarcare i migranti salvati nell’ambito dell’operazione Sophia è una decisione che sarebbe di competenza ai ministri degli Interni Ue, più che di quelli della Difesa. Vuol dire che dovrà essere lo stesso Salvini a venire a negoziare a Bruxelles.
Il consiglio dei ministri della Difesa non è né “una conferenza sull’apertura dei porti” né il luogo “per prendere decisioni su questioni interne per le quali i ministri dell’Interno hanno maggiore responsabilità”.